Porro: il film della crisi è come un porno soft. E alla Meloni dico di guardare al Campidoglio
Altro che suk, altro che mercato delle vacche: per Nicola Porro, intervistato da La Verità, la caccia ai costruttori per sorreggere il governo Conte sembra “un film di Renzo Montagnani, uno di quei soft porno anni Settanta”.
Porro ironizza sulla crisi di governo
«Da una parte – dice Porro – trovi uno come il senatore Ciampolillo, su cui si regge questo governo, che si candida a fare il ministro dell’Agricoltura. Lui che, di fatto, ha contribuito alla distruzione dell’intero mercato olivicolo pugliese, inventandosi la “saponetta per la Xylella”. Dall’altro lato, hai Riccardo Nencini: l’uomo grazie al quale Matteo Renzi ha un gruppo autonomo al Senato, che vota a favore di Conte nel momento in cui il suo gruppo, quello dei renziani, inizia la crisi. E poi Maria Rosaria Rossi, l’ex tesoriera di Forza Italia, cioè lo stesso partito con cui Conte e il Movimento 5 stelle neanche si potevano vedere all’inizio delle trattative, che passa dall’altra parte».
Porro: Draghi non si mette nelle condizioni di rispondere a Di Battista o alla Polverini
Esclude le elezioni, Porro, perché nessuno vuole perdere il seggio parlamentare. E allora sarà Conte ter o governo istituzionale? “Con il Conte ter sappiamo quello che prendiamo, se in un governo istituzionale ci troviamo un leaderino del Pd come presidente del Consiglio, cadiamo dalla padella alla brace”. Quanto a Draghi perché – dice Porro – “uno come Mario Draghi dovrebbe mettersi nelle condizioni di non poter governare? Chi ha una carriera come quella di Draghi, che si è trovato a gestire anche politicamente questioni complesse, non ci pensa neanche per un secondo a mettersi nella situazione di dover rispondere a Di Battista, Ciampolillo o alla Polverini”.
Giorgia Meloni? Si giochi a Roma la partita nazionale
Suggerisce infine a Giorgia Meloni di candidarsi al Campidoglio. «Per i prossimi due o tre anni, non si voterà. La Meloni lo sa, meglio mettersi l’anima in pace. Avrebbe l’opportunità di fare la sindaca di Roma e da lì giocarsi la partita nazionale».Governare la capitale non è semplice. «Roma è pericolosissima, gestire la città è difficile, ma è da lì che si misura un leader. La Meloni avrebbe due vantaggi: peggio della Raggi è difficile fare; governare bene Roma le permetterebbe di guadagnarsi il favore di chi, non solo nella capitale, chiede ai leader di saper gestire la cosa pubblica. Sarebbe una grandissima sfida, anche in ottica nazionale. Se conquisti Parigi, conquisti la Francia. Se conquisti Roma, conquisti l’Italia».