Reddito di cittadinanza, le truffe non finiscono mai: ecco come 23 romeni fregavano l’Inps
La guardia di Finanza di Rovigo ha denunciato 23 romeni per aver percepito illecitamente il reddito di cittadinanza. Si sbriciola nelle macerie del governo anche la controversa misura grillina che doveva abolire la povertà. Ma che invece è andata a finire nelle tasche più indegne: ex terroristi, brigatisti, carcerati al 41 bis, percettori di reddito. Un’altra truffa all’Inps ad opera di 23 balordi. Anno nuovo truffa nuova Il controllo, svolto con il supporto con l’Inps, è partito dopo che alcuni giorni fa si erano presentate all’ufficio postale di Santa Maria Maddalena. Chiedevano l’attivazione della propria card e quindi la riscossione delle somme di cui a loro dire avevano diritto in quanto destinatari del reddito di Cittadinanza.
Reddito di cittadinanza, nuova truffa
Insospettito da alcuni documenti presentati, il personale delle Poste ha avvisato i finanzieri di Occhiobello. I richiedenti avevano infatti presentato on-line sul portale Inps le domande per ottenere il Reddito di Cittadinanza a seguito delle quali, ricevuto un Pin dall’Inps, potevano recarsi presso gli uffici postali incaricati. Ma dagli accertamenti eseguiti è emerso che tutti gli indagati avevano richiesto pochi mesi prima l’emissione del Codice Fiscale in alcune città della Lombardia; dove peraltro sarebbero risultati risiedere.
Reddito di cittadinanza 23 rom denunciati
Le indagini hanno invece rivelato che le persone non avevano diritto al Rdc. Erano carenti del requisito fondamentale, ossia la residenza sul territorio nazionale da almeno 10 anni, di cui gli ultimi 2 continuativi. Il rilascio del codice fiscale e le false dichiarazioni erano state artatamente precostituite per trarre in inganno l’Inps al momento della presentazione della domanda . L’istituto di previdenza probabilmente, dopo un riscontro formale, avrebbe poi cassato la domanda. Chissà quando. Ma nel frattempo avrebbe consentito l’incasso delle prime somme.
Reclusione da due a sei anni
L’attività svolta ha quindi permesso di bloccare la procedura di rilascio di 23 card elettroniche e sequestrare, al momento, il saldo di 3 di esse per un totale di 2500 €. I 23 romeni risponderanno di violazione dell’art. 7 del D.L. 4/19: che prevede la reclusione da 2 a sei anni, avendo dichiarato il falso (nel caso specifico, relativo alla residenza sul territorio dello Stato) al fine di ottenere l’accesso al beneficio.