Strage di Viareggio, Cassazione ribalta l’appello: prescritti gli omicidi colposi. La rabbia dei parenti
Strage di Viareggio, per la Cassazione molto è da rifare: i giudici della Suprema Corte prescrivono gli omicidi colposi nei confronti degli ex vertici delle ferrovie. A partire da Mauro Moretti, ex amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana ed ex ad di Ferrovie dello Stato. E dispongono un nuovo processo di appello, tra gli altri, anche per l’ex ad di Trenitalia Vincenzo Soprano, che era stato condannato a sei anni. E per Francesco Favo (ex certificatore della sicurezza per Rfi), condannato a 4 anni. I familiari delle vittime accolgono la sentenza tra rabbia e disperazione.
Strage di Viareggio, Cassazione: prescritti gli omicidi colposi
Dunque, la sentenza tanto attesa sulla Strage di Viareggio, è arrivata: Prescrizione per gli omicidi colposi e nuovo processo di Appello per disastro colposo nei confronti degli ex vertici delle ferrovie. A 11 anni e mezzo da quella notte di choc, dolore e morte, la decisione della Suprema Corte riapre quella ferita mai rimarginata, che riprende a sanguinare. Quella notte del 29 giugno del 2009. Costata la vita a 32 persone, torna a rivivere nella memoria dei loro cari e nell’aula della Giustizia. Ma alla fine, i giudici della Quarta sezione penale di Piazza Cavour, ribaltano la sentenza di Appello, facendo cadere l’aggravante sulle norme di sicurezza. E dichiarando quindi prescritti gli omicidi colposi. Ci sarà però un nuovo processo, per rivalutare alcuni profili di colpa nei confronti di Moretti e di Michele Mario Elia, ex ad Rfi.
Strage di Viareggio, la Cassazione ribalta la sentenza d’appello
Rabbia e disperazione tra i familiari delle vittime
«Grande amarezza, ma non è finita. Vedremo le motivazioni. La cosa più grave è che non è stata riconosciuta l’aggravante delle norme sulla sicurezza sul lavoro, perché ha portato alla prescrizione dell’omicidio colposo», ha detto l’avvocato di parte civile Tiziano Nicoletti dopo la sentenza della Cassazione sulla Strage di Viareggio. «Viene voglia di andare ad occupare il Parlamento. In tanti anni siamo sempre stati buoni. Ma forse adesso è arrivato il momento di strillare», ha detto Luciana Beretti, familiare di due delle 32 vittime. La donna ha atteso la sentenza della Cassazione a piazza Cavour, mostrando le foto del figlio e della nuora, Federico Battistini ed Elena Iacopini. «Sono morti in seguito al disastro. Mio figlio, 14 giorni dopo, lo hanno avvolto in un lenzuolo e messo dentro la bara. Non l’ho più nemmeno potuto vedere – aggiunge –. Anche i miei suoceri sono morti: tutti bruciati vivi. Questo è l’ergastolo che viviamo altro che le sentenze della cassazione». E infine: «Mi chiedo se i giudici di Lucca e Firenze sono stati considerati degli incapaci da questi di Roma. C’è solo che mio figlio ed i nostri cari stanno dietro una lastra di marmo. Ammazzati mentre dormivano in casa loro»...