Tik Tok e la challenge della “morte apparente”, un’indagine svela: 1 su 5 l’ha già provata una volta
Tik Tok e la challenge della “morte apparente”, un’indagine svela: 1 ragazzino su 5 l’ha già provata almeno una volta. Dopo la tragedia della piccola Antonella, la bambina palermitana di 10 anni morta per aver sfidato la sorte in un assurdo “gioco” social, Tik Tok è finito sul banco degli imputati. E il Garante per la protezione dei dati personali ha già emesso ieri una prima sentenza. Disponendo nei confronti del social in voga tra ragazzini e adolescenti, il «blocco immediato dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica». Ma non finisce qui. La vicenda che ha sconvolto tutti della piccola vittima soffocata nella maglie della rete ha scoperchiato un vaso di Pandora che, a suon di report, cifre, dati e e riscontri, delinea i contorni dei pericoli e delle seduzioni nascosti e disseminati nel web. L’ultima denuncia arriva da un’indagine di Skuola.net, secondo cui 1 ragazzo su 6 conosce la challenge online a seguito della quale è morta la piccola Antonella. E, tra loro, 1 su 5 ci ha provato almeno una volta.
Blackout Challenge su Tik Tok: l’indagine di Skuola.net
Le motivazioni che inducono i ragazzini a cimentarsi in queste prove assurde che possono rivelarsi letali, sono le più varie. E vanno dal desiderio di pubblicare un video che diventi virale sui social (56%). Al semplice spunto d’intrattenimento: se è vero che il 10% lo fa solo per gioco (10%). Mentre “la curiosità” di provare la sensazione del blackout indurrebbe l’8% degli utenti adolescenti o pre-adolescenti a sfidare la sorte con la challenge. Una parte infinitesimale, invece, pari al 5% dei bambini, lo farebbe solo per avere una scusa per saltare la scuola.
La tentazione del “brivido della morte apparente”: tutti i perché
Non solo. L’indagine di Skuola.net, rilanciata tra gli altri, in queste ore, dall’Huffington Post, induce a riflessioni profonde sul ricorso dei ragazzi alla Blackout Challenge: l’assurda sfida che invita i partecipanti letteralmente a soffocarsi per vedere l’effetto che fa. E, più in generale, all’incremento di un fenomeno sociologico che, soprattutto ora, dopo il caso di Palermo, rivela risvolti terrificanti su cui occorre fare luce e intervenire. Segnali, del resto, ce ne sono da tempo. Come l’indagine in oggetto dimostra e argomenta con la veridicità della matematica percentuale. E non solo.
E, tra i giovani, 1 su 5 ci ha provato almeno una volta
Dunque, secondo i dati raccolti, più di 1 giovane su 6 conosce la Blackout Challenge e le sue regole. E i canali a cui si approccia sono diversi: il 31% ci arriva attraverso letture sul web. Il 25% tramite video postati sui social. Il 17% col passaparola dei coetanei. Ma il dato più inquietante riguarda chi ha provato a dare seguito a curiosità e tentazione: stando al report di Skuola.net, infatti, tra i ragazzi “informati”, quasi 1 su 5 – pari al 18% – afferma di aver anche già preso parte alla sfida. E il numero aumenta se consideriamo i giovani che sarebbero corrente dell’esperienza di qualcuno che ha provato “il brivido della morte apparente”: il 30%. Ossia: quasi 1 su 3. Eppure sono ancora molti (21%) quelli che, alla domanda su cosa li spinga ad accettare la sfida e a partecipare a un gioco che potrebbe rivelarsi mortale, non sanno dare una giustificazione…