Twitter cala la scure della censura su 70.000 trumpiani, addio alla democrazia Usa
Twitter cala la scure della censura su 70.000 trumpiani “colpevoli”, secondo le nuove regole della dittatura digitale, inaugurata dai grandi Social media, di seguire la teoria di Qanon.
È l’ultimo salto in ordine di tempo verso una digitocrazia dove le leggi degli Stati, basate su Costituzioni centenarie, devono cedere il passo alle regole imposte da società commerciali, severi guardiani di interessi che nulla hanno a che fare con la democrazia.
Twitter, così come Facebook, Instagram e gli altri grandi Social media sono nati e cresciuti proprio grazie alle regole della democrazia che ora, immemori, calpestano tagliandosi l’erba sotto ai piedi.
Ieri è toccato a Trump assaporare di cosa sono capaci i nuovi padroni del mondo, oggi tocca ai suoi seguaci, domani chissà. Ma è chiaro che questa deriva autoritaria non porterà fortune, alla lunga, agli stessi Social media.
Comunque oggi Twitter ha annunciato “la sospensione permanente” di 70mila account legato ai seguaci di QAnon.
L’obiettivo dichiarato da Twitter è quello di impedire loro di usare il social a fini violenti, come è avvenuto in occasione dei disordini di Washington mercoledì scorso. Una maxi censura senza precedenti nella storia dei Social media.
”Questi account – tenta di giustificare il gesto Twitter in un comunicato – condividono contenuti pericolosi, associati a QAnon. Erano essenzialmente consacrati alla propagazione di teorie sul complotto“. Il che significa, semplicemente, libertà di pensiero in democrazia.
I cospirazionisti di QAnon, grandi sostenitori di Donald Trump, sostengono che il presidente americano sia alla testa di una battaglia contro una rete internazionale di pedofili. Che sarebbe guidata da Hillary Clinton e Barack.Obama.
Naturalmente il problema, per Twitter e per gli altri Social media, non è né QAnon né i suoi seguaci.
Lo abbiamo visto anche in Italia dove le inflessibili e odiose regole dei Social, dettate da ottusi algoritmi, hanno tolto la voce persino ad un parlamentare italiano democraticamente eletto. La sua colpa? Chiamarsi Mussolini.