Uno bianca, la Procura di Bologna riapre l’inchiesta. Mazzanti: “La svolta dopo il mio esposto”
La Procura di Bologna ha aperto un fascicolo conoscitivo per tornare a indagare sulla Banda della Uno Bianca. Un atto dovuto. Una svolta, decisa dai magistrati dopo l’esposto presentato dal giornalista Massimiliano Mazzanti. Che si occupa dell’argomento da molti anni ed è autore del libroUno bianca. La banda di Roberto e Fabio Savi del 2012.
Uno bianca, la procura apre un nuovo fascicolo
Al centro del nuovo fascicolo (modello 45) senza indagati né ipotesi di reato c’è volontà di far luce su alcuni punti oscuri della Strage del Pilastro. In cui persero la vita tre carabinieri. Grazie anche a un’intercettazione dell’agosto 1992 tra Marino Bersani e un amico di famiglia. Oggetto della telefonata Simonetta Bersani, testimone della strage del 4 gennaio 1991. Le sue dichiarazioni portarono ad accusare dell’eccidio i fratelli Santagata, appartenenti alla criminalità organizzata. Poi assolti dopo la confessione dei fratelli Savi.
L’esposto di Mazzanti che ha portato alla svolta
L’esposto di Mazzanti chiede di accertare fatti legati a un’informativa del 1991 della Questura di Rimini. Che indicava già allora in Fabio Savi, l’unico non poliziotto della banda, uno dei possessori del fucile d’assalto che avrebbe sparato al Pilastro. Nel 1995, invece, dopo l’arresto dei killer, il fucile venne descritto come “inedito” negli atti sui Savi. Insomma il probabile legame (poi accertato) fra i fratelli Savi e la strage poteva essere provato già nel 1991.
Le responsabilità dei fratelli Savi erano note dal 1991
Il particolare, non certo irrilevante, è contenuto in due documenti inediti scoperti da Mazzanti . Documenti tra loro contrastanti che confermano e amplificano i troppi misteri che, dopo trent’anni, ancora oscurano la verità sulla strage della Uno Bianca. “Chi ordinò, – si chiede nell’atto il giornalista, ex consigliere comunale – e con quale atto di delega, di indagare sui possessori dell’arma? Quel che appare sconcertante ancora oggi. E che già a poche settimane dall’eccidio del Pilastro, chi avrebbe dovuto mettere fine alla tragica epopea dei Savi possedeva riscontri. Che portavano direttamente ai loro nomi nell’incrocio di tutte le tre tipologie di armi usate nella strage“.