Veltroni corre verso il Quirinale, la proposta di Libero: subito un comitato per fermarlo

9 Gen 2021 16:33 - di Riccardo Angelini
Veltroni

“Io Walter Veltroni al vertice della Repubblica non lo voglio. E voglio costituire un libero comitato che lavori almeno per testimoniare che proprio non tutti, in Italia, sono disposti ad accettare una simile prospettiva di desolazione. Chi si candida a presiederlo?”. Così il giornalista Iuri Maria Prado su Libero disegna come una sciagura nazionale la possibilità che Walter Veltroni diventi il prossimo Capo dello Stato. E lancia l’idea di un comitato di antiveltroniani.

Veltroni e la melassa progressista

L’attacco non è tanto al Veltroni politico quanto a tutta la melassa progressista che l’uomo si tira dietro. Una visione edulcorata e semplificata della complessità del reale che ben si adatterebbe all’Italia conformista schiava del politicamente corretto.  “Disprezzo senza possibilità di rimedio- scrive Iuri Maria Prado –  la seriosità vacua della sua militanza pubblica, la destinazione puntuale e spesso sgrammaticata dei suoi discorsi nel precipizio di una proverbialità banalista, nel flusso scemo del canyon provincial-transnazionale che trascina le cose facili, Kennedy e Greta, la Resistenza e la Domenica Sportiva, i Beatles e il compagno Berlinguer, Martin Luther King e Sanremo, e le fa approdare fradice di una retorica strapaesana sui palchi delle televisioni democratiche che gli apparecchiano la marchetta”.

Erede di un Pci che non ha fatto mai i conti con gli orrori del comunismo

E poi, non va dimenticato. Veltroni è comunque erede di un Pci che non ha mai fatto i conti con la storia degli orrori del comunismo. Il suo era un comunismo idealista e ingentilito da palate di Nutella, è vero, ma non si capisce per quale motivo a Veltroni non si deve chiedere conto del suo essere stato dirigente della Fgci mentre a Giorgia Meloni si imputa ancora la Rsi…

I comunisti italiani sono figli di Togliatti

Ecco come la pensa Iuri Maria Prado: “Oh, non so cosa farci: mi girano le palle e penso ai settecentomila fucilati dai comunisti sovietici tra l’autunno del 1937 e quello dell’anno dopo; penso ai lavori statistici di Mao per programmare le quantità di esseri umani da sopprimere per tenere in ordine il programma collettivista; penso alle milionate di kulaki nei gulag mentre qui, non su Marte, il maestro politico (Togliatti) del maestro di vita (Berlinguer) di Veltroni spiegava che Giuseppe Stalin era “un gigante del pensiero”; e penso che se non ci sono fotografie di questa roba su Twitter, quanto meno per opera di persone come Veltroni, è perché creerebbero qualche imbarazzo nel ricordo dello schiocco dei baci dei comunisti italiani sulle guance di quei massacratori”.

 

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