Yara, la Cassazione accoglie le richieste della difesa, Bossetti torna a sperare
La Corte di Cassazione ha accolto oggi la richiesta la richiesta della difesa di Massimo Bossetti, condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, di accedere ai reperti, tra cui i 54 campioni di Dna, dimostratasi la prova regina nei processi e gli abiti della vittima.
“Non ho mai perso la speranza, sono sempre stato convinto che la giustizia mi darà ragione – ha commentato Massimo Bossetti, ritenuto dai magistrati l’assassino di Yara. – Credevo che già i giudici dell’appello ci avessero concesso la perizia sul Dna, con la decisione della Cassazione ora potremo analizzare quei campioni genetici che dimostreranno che io non ho ucciso Yara“.
La Corte Suprema ha, in definitiva, annullare con rinvio le ordinanze con cui la Corte d’Assise di Bergamo aveva respinto come inammissibile la richiesta dei difensori dell’imputato di accedere a quei reperti.
Ed ora, ovviamente, si prospettano nuovi scenari intorno a cui ruotano le speranze di Bossetti di ribaltare quanto stabilito dai magistrati finora.
Le parole ottimistiche di Bossetti, riportate dall’Adnkronos, sono state confidate all’avvocato Claudio Salvagni che, come il suo assistito, ha vissuto con “ansia e speranza” questo periodo.
La decisione di oggi è decisiva in vista di una eventuale richiesta di revisione del processo. E restituisce la palla ai giudici di Bergamo. Che non potranno non tener conto però delle indicazioni odierne.
E dunque l’ipotesi più concreta e che a breve verranno fissate le modalità con cui la difesa di Bossetti, insieme ai propri consulenti, avrà accesso ai 98 reperti, tra cui i 54 campioni di Dna trovati in particolare sugli slip di Yara e gli indumenti della 13enne scomparsa da Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, il 26 novembre 2010 e trovata tre mesi dopo in un campo incolto a Chignolo d’Isola.
Nel novembre 2019 la corte d’Assise di Bergamo aveva accolto e autorizzato l’analisi dei reperti. Ma, subito dopo, aveva negato la possibilità al pool difensivo di precedere.
Un dietrofront che ha portato gli avvocati di Bossetti a ricorrere in Cassazione per poter avere visione delle tracce genetiche su cui si fondano le sentenze di condanna.