Aldo Grasso infierisce su “Travaglio sorcino” in stile karaoke: il direttore del Fatto sbotta e replica
Volano gli stracci tra Travaglio e Aldo Grasso. E tra i due litiganti, il terzo gode: Lui è peggio di me, il programma del giovedì sera di Raitre da cui è scoccata la freccia avvelenata del critico del Corriere della sera che ha colpito in pieno petto il direttore del Fatto Quotidiano. Il quale, notoriamente avvezzo a lanciare strali e bordate anche di bassa lega a chiunque non rientri nel cerchio magico delle sue preferenze, se la prende – e anche tanto – per la descrizione che il caustico commentatore tv gli riserva dalle colonne del quotidiano di via Solferino. Un ritratto al vetriolo che restituisce del giornalista, maitre a penser dei grillini, un’inedita immagine di «sorcino doc». Quella che, peraltro, lo stesso Travaglio ha rivelato di sé in occasione dell’ospitata nel programma condotto da Marco Giallini e Giorgio Panariello del 13 febbraio scorso, da cui tutto è partito.
Volano gli stracci tra Travaglio e Aldo Grasso
E su cui Grasso ebbe a commentare: «Il programma verrà certamente ricordato per la presenza di Marco Travaglio nella sua migliore esibizione: il sorcino. Non contento di essere tutte le sere ospite di Lilli Gruber. Detronizzato dal ruolo di ideologo del M5S. Intronato dalla presenza di Draghi, Travaglio ha sentito il bisogno di sfoggiare il repertorio del suo cantante di riferimento, Renato Zero». La prima stoccata è servita. E già qui, immaginiamo, il giornalista non deve averla presa bene. Il suo proverbiale aplomb sarà venuto meno? Il solito risolino tirato di circostanza avrà lasciato posto a uno sguardo corrucciato? Insomma, la rabbia che neanche le immagini di Conte che passa la campanella a Draghi, avrà fatto capolino nello sguardo algido e severo del noto fustigatore dei costumi altrui? Domande aperte a cui Travaglio sembra fornire una qualche risposta nella replica, servita a freddo, al suo antagonista.
Quel richiamo al sorcino manda su tutte le furie Travaglio…
Il quale, prima ancora di mettere il punto alla sua disamina, infierisce in ogni passaggio, sempre puntando sul tallone d’Achille del collega giornalista: Renato Zero. E infatti, nella sua rilettura di Travaglio, Grasso continua: «Deposta la maschera del ghigno, appariva soddisfatto, appagato, avendo trovato quello che tutti inseguono, quello che pochi incontrano: la sorcinità. Il suo vero universo di riferimento». Una chiosa, quella vergata in punta di fioretto avvelenata, con cui Aldo Grasso chiudeva la sua dissertazione sulla partecipazione del direttore del Fatto al programma di Raitre. Dove – inerpicandosi su un terreno impervio – Travaglio aveva commentato la situazione politica cantando per l’appunto alcune canzoni di Renato Zero, di cui è un appassionato cultore. Che usa in chiave beffarda e polemica contro i soliti avversari politici.
La replica a partire dalla lettera di un aficionado del “Fatto”
Travaglio non ci sta. E approfittando della lettera di un lettore del suo quotidiano, prova a replicare a modo suo al critico televisivo. Così, rispondendo alle sollecitazioni dell’affezionato lettore, contrattacca: «Caro Giuseppe, è il suo modo di comunicarci che conduce una vita molto triste. Dunque detesta chi riesce ancora a divertirsi». Sferza l’avversario il giornalista firmando l’autodifesa. Poi, non ancora pago, si concede il puntiglio di rito. E infatti, a stretto giro Travaglio aggiunge e conclude: «Credo che il suo editore Cairo l’abbia poi informato che io sono ospite di Lilli Gruber non tutte le sere, ma una sera a settimana. Ma con il dovuto tatto per non incorrere nelle sue ire (Grasso, con i padroni, è notoriamente ferocissimo)». La disputa tra Travaglio e Grasso si chiude (almeno al momento) qua.