Arrestato l’ex calciatore Luigi Sartor: aveva una serra con 106 piante di marijuana (video)
Luigi Sartor finisce nei guai. L’ex difensore di Parma, Inter, Juventus e Roma si trova agli arresti domiciliari. Deteneva una coltivazione di 106 piante di marijuana in un casolare abbandonato a Lesignano Palmia, frazione della montagna parmense.
Luigi Sartor, dalla Juve al calcioscommesse
Secondo quanto riporta la Gazzetta di Parma, venerdì scorso, attorno all’ora di pranzo, gli agenti delle Fiamme Gialle, che lo stavano monitorando da tempo, hanno varcato la soglia del casale. Hanno colto sul posto Sartor e un’altra persona intenti a curare una serra molto particolare. Infatti, secondo le stime, avrebbe potuto fruttare oltre due chili di sostanza stupefacente. A insospettire la Guardia di Finanza le luci dell’illuminazione interna, che servivano per far crescere la coltivazione: Ma in particolare, l’odore proveniente da una zona completamente disabitata. Una zona per la quale Sartor aveva chiesto il raddoppio della potenza del contatore. Nell’interrogatorio di garanzia l’ex calciatore si è avvalso della facoltà di non rispondere. Pertanto, il giudice Beatrice Purita ha accolto le richieste del pm Lino Vicini e ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di Sartor. L’ex calciatore fu uno dei nomi della vicenda Calcioscommesse partita dalla Procura di Cremona nel 2011. Finito in carcere, la vicenda si concluse nel 2019 con la dichiarazione di prescrizione.
La radicale Bernardini: “Cento piante sono effettivamente troppe”
“Le 100 piante sequestrate al calciatore sono effettivamente troppe, una volta a me ne sequestrarono 56, ma io almeno le davo ai malati, le avevo dichiarate preventivamente. La mia era una disobbedienza civile. Io sono per la legalizzazione, bisognerebbe arrivare a una regolamentazione della coltivazione della marijuana anche perché così si continuano a foraggiare le mafie”. La radicale Rita Bernardini commenta così all’Adnkronos l’arresto dell’ex difensore di Juventus, Inter, Roma e Parma. “Si potrebbe pensare a una regolamentazione simile a quella che già esiste per la produzione dell’uva da vino – spiega Bernardini – e per la quale non occorre alcuna autorizzazione se quello che coltivi è destinato a te, alla tua famiglia o agli amici. Poi, certo, ci devono essere i controlli, magari per la marijuana si potrebbe prevedere un’autorizzazione, successiva a una dichiarazione con la quale si garantisce l’uso esclusivo per sé e per la propria famiglia così che chi deve controllare sa che lì c’è una coltivazione”.