Da “Conte o il caos” a “quant’è forte SuperMario”: anche Gentiloni folgorato dall’effetto-Draghi
Ecco un altro folgorato sulla via di Mario Draghi. Non uno qualsiasi, ma nientepopodimeno Paolo Gentiloni. Lo stesso che fino a ieri decrittava i preoccupati sospiri della Ue in «governabilità» sotto l’esclusivo segno di Conte. Da intendersi, ovviamente, nella formula: o Giuseppi o il caos. Cioè, no Avvocato del popolo no Recovery Fund. Scherzava, evidentemente. O, più probabilmente, ha cambiato opinione. E, sull’onda avvolgente di quello che lui stesso inquadra come «effetto Draghi», pure spartito. In tal senso, risulta persino abbagliante l’incipit della sua odierna intervista a La Stampa.
Gentiloni in un’intervista a La Stampa
«A questo punto – vi si legge – l’Italia può diventare protagonista della rinascita europea. Nonostante la pandemia che non arretra e l’economia che non riparte, c’è la percezione che, grazie a un “effetto Draghi”, il nostro Paese possa tornare a credere in una nuova ricostruzione e a giocare un ruolo decisivo nell’Unione». E il governo Conte? Dissolto in un amen, nonostante lo stesso Gentiloni lo avesse presentato come l’ultimo treno disponibile per le mirabile promesse da Bruxelles. Al posto del caos che ne sarebbe fatalmente seguito in caso di “caduta” troviamo invece il taumaturgico “effetto Draghi”. «Conta molto», assicura il commissario Ue.
Ora Salvini non fa più paura alla Ue
Così come è «fondamentale» l’azione del governo «perché aiuta a superare le eventuali resistenze degli altri Stati sui meccanismi di riforma del Patto». Tutto alla grande, anzi alla grandissima, lascia capire Gentiloni. Al governo c’è anche il partito di Matteo Salvini. Ma non è più una preoccupazione per i nostri partner se a guidarlo c’è SuperMario. Con lui in sella anche il Recovery Plan, fino a ieri una mezza schifezza, ora fila via come un treno: «È coerente con le priorità». Evviva. Insomma, Draghi è il principe azzurro che sveglia la bella addormentata nel bosco (l’Italia). Davvero una bella favola a lieto fine. Sempre che duri.