Fisco, Draghi s’impegna ad abbassare le tasse. Ma dovrà convincere i suoi amici della Ue
Era immaginabile che dopo il passaggio sulla riforma fiscale «architrave» della politica di bilancio, mezzo emiciclo del Senato cercasse di incrociare lo sguardo di Salvini. A lui proprio sembrava rivolgersi Mario Draghi nel sottolineare che «non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta». Allusione neanche troppo velato alla flat tax, il più imponente cavallo di battaglia della scuderia leghista. E certamente è così. Come pure i reiterati riferimenti all’europeismo con tanto di annunciate cessioni di sovranità alla Ue. Insomma, più che un discorso d’investitura, l’intervento del premier è parso a molti un vero stress test per Salvini. E forse e così.
Draghi boccia la flat tax di Salvini
Non dimentichiamo, tuttavia, che Draghi è stato allievo dei gesuiti, maestri impareggiabili nel raggiungere obiettivi attraverso traiettorie logiche che sembrano contraddirli. A chi lo ha ascoltato con attenzione non sarà sfuggito che prima di lisciare contropelo il leader leghista, tra le contropartite legate alle cessioni di sovranità Draghi aveva citato il bilancio comune europeo. Che fosse un suo pallino lo aveva già riferito il socialista Riccardo Nencini dopo averlo incontrato nel giro di consultazioni. E qui la campana non suona più per Salvini, ma per i partner europei, che del premier avranno soppesato ogni parola. Un’attenzione più che dovuta ad un professionista che per otto anni ha guidato la Bce, ribaltandone visione e funzione.
L’obiettivo del Bilancio comune europeo
Se così, è di tutta evidenza che le tessere del suo discorso programmatico disegnano un mosaico ben più grande dell’Italia. In quest’ottica, infatti, il fisco «architrave» del bilancio è anche un monito a quanti nella Ue vivono come un incubo la convergenza (non diciamo l’armonizzazione) dei sistemi fiscali nazionali. Ma è proprio da lì – sembra dire Draghi – che occorre cominciare se vogliamo arrivare ad un bilancio comune europeo, in assenza del quale non hanno senso neanche le pur da lui auspicate cessioni di sovranità nazionale. Insomma, i riferimenti del premier sul fisco vanno analizzati in chiaroscuro. C’è il buffetto a Salvini sulla flat tax (seguita per altro dall’impegno ad abbassare l’Irpef), ma c’è anche l’annuncio di una trattativa in sede Ue finalizzata ad avvicinare l’obiettivo del bilancio comune. E non è poco.