Gervasoni: “Bene il no di Meloni a Draghi. Non ho votato centrodestra perché governasse col Pd”
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Ma perché tante critiche? Gervasoni ripercorre quindi le motivazioni del no di Giorgia Meloni a Draghi, chiarendo che non vi è nulla di “eretico”. E che, anzi, risultano condivisibili in tutto. L’opposizione della leader di FdI al presidente incaricato “non è sulle proposte” o “sulla persona”. “Le prime – ricorda Gervasoni – ancora non si conoscono. Quanto alla seconda, è bene non credere alle personalità geniali, ma neppure sbandierare l’atteggiamento opposto”.
Gervasoni: “Meloni fa bene a dire no a Draghi”
I due argomenti su cui si fonda, sono, invece, altri. Il primo è che “Draghi varierà un governo tecnico. E FdI, che nacque a partire dalla pessima esperienza di Monti, ha sempre sostenuto che i governi dei soloni, dei competenti, dei migliori sono un inganno. Non fanno che rafforzare quella tecnocrazia che invece, fin dalla sue origini FdI combatte a giusto titolo come uno dei mali politici del nostro tempo“.
“Non ho votato centrodestra perché governasse col Pd”
Il secondo argomento è che “il governo Draghi sarà un esecutivo senza legittimazione diretta dei cittadini”. Gervasoni si sofferma sulla differenza tra “legittimazione formale”, che la Costituzione assegna al Parlamento, e su “legittimazione reale”, che è il “rispetto del voto”. “Io, che nel 2018 ho votato il centrodestra, non l’ho fatto pensando che poi un giorno sarebbe andato al governo con il Pd, con i 5 stelle, con Boldrini e Bonino. Come se in Germania uno votasse per i Liberali, che poi a metà legislatura però si accordano con i comunisti, oppure in Spagna – conclude Gervasoni nel suo articolo – qualcuno votasse per Vox per poi vederlo alleato con Podemos”.