Governo, il dem Zanda non s’impicca a Conte: «Se fallisce, ben venga una personalità di alto profilo»
«Oggi sia Pd che 5Stelle puntano tutto su un Conte-ter e non fanno ipotesi di un eventuale fallimento». Il rischio di un flop tuttavia c’è. In tal caso, “no” ad elezioni anticipate e “sì”, invece, a una «soluzione politica fortemente europeista con un governo formato e presieduto da una personalità di alto profilo». A guardare oltre Conte è Luigi Zanda, vecchio fusto della Prima Repubblica, oggi nel Pd. «La questione più rilevante – spiega in un’intervista a Repubblica – è comprendere la posizione di Matteo Renzi e di Italia Viva. La crisi ha azzerato le polemiche politiche precedenti. Quindi è giusto far cadere qualsiasi preclusione nei confronti di Iv, ma Renzi deve dimostrare di volere costruire e non distruggere».
Zanda: «Renzi non ha ancora scoperto le carte»
Guardia alta, sembra raccomandare Zanda ai suoi. Del resto, lui Renzi lo conosce bene. Era capogruppo dem quando l’attuale senatore di Rignano sedeva a Palazzo Chigi. «Quando gli sento chiedere un programma scritto – aggiunge – deduco che un vero accordo ancora non c’è, perché chiedere un documento scritto significa non fidarsi dell’accordo politico». Esattamente come fu al tempo del governo giallo-verde. «Il Conte 1, tra Lega e 5Stelle – ricorda infatti Zanda -, era nato sulla base di un contratto perché non si fidavano, ma il Conte2 parte da un accordo politico. Sarà faticoso, ma penso che alla fine ci sarà un’intesa sul patto di programma. Però sulla composizione del governo e il nome del premier, Renzi continua a giocare a carte coperte».
«Meno male che Mattarella c’è»
Quanto al resto, l’esponente dem si affida alla saggezza di Mattarella che – assicura – «ha ben salda nelle sue mani la tutela della nostra fragile democrazia». Il rischio che vede Zanda è soprattutto di prospettiva. A preoccuparlo, infatti, è «lo scivolamento verso sistemi che impoveriscono il Parlamento, seguendo una tendenza che procede da quaranta anni e che la pandemia ha aggravato». Esattamente quel che ha fatto il Conte-bis. Il nuovo governo, conclude il senatore, «dovrà eliminare tutte le ragioni di instabilità che hanno determinato la crisi: l’instabilità è la peggiore malattia delle democrazie».