Grillo ritorna guitto. Show alla Camera tra urla e risate: «Saremo la guardia “green” di Draghi»
Da comico brillante a riluttante animatore di onorevoli falliti e terrorizzati dal voto. Si può riassumere così la mesta parabola dei Cinquestelle e del loro capo e fondatore Beppe Grillo. L’Elevato (è il suo grado nel M5S) ha dovuto precipitarsi nella Capitale per incontrare i suoi ed evitare che la situazione gli sfuggisse di mano. Il MoVimento è una graticola: ci si sta solo in omaggio alla regola del “mal comune mezzo gaudio”. Infatti l’unico che ancora dice “pane al pane” è Alessandro Di Battista. Ma lui è out da tempo. Non ha una cadrega da difendere né uno stipendio da incassare mensilmente. E forse, a differenza di Grillo, non sa che Machiavelli definiva gli uomini come «fuggitori di pericoli». Seguono volentieri l’omino che li conduce nel Paese dei Balocchi, ma non la voce che li chiama alle scelte difficili.
Grillo alle prese coi dissidenti
Soprattutto se l’omino ha le fattezze di Grillo, un comico dotato di fiuto da palcoscenico e perciò bravissimo ad alternare bastone e carota, pelo e contropelo. I suoi polli lui li conosce bene. Soprattutto sa perfettamente quali tasti pigiare per far uscire la musica più gradita alle terrorizzate orecchie dei 5Stelle. E quale migliore imperativo categorico del «dobbiamo difendere i nostri temi, mettere l’ambiente al centro dell’agenda Draghi». Un impegno da far tremare le vene ai polsi. Infatti i parlamentari hanno subito fatto la ola in segno di giubilo per lo scampato pericolo. Superato il tornante, la strada è apparsa subito in discesa. E subito è scattata la gara tra chi rivendicava il valore della «compattezza» e chi la «decisività» dei numeri grillini.
Casaleggio è andato via senza parlare
C’è chi ha fatto la faccia feroce sul Reddito di cittadinanza e chi, come il Fico mediatore, ha ricordato che il «MoVimento non può uscire dalla gestione del Recovery Fund». Ha parlato pure Conte. E solo per dire che «non è importante» che lui «entri ora al governo». Quant’è buono lui. Insomma, come ha efficacemente sintetizzato il deputato Sergio Battelli a proposito dei tanto temuti malumori, «quando c’è Beppe si tranquillizzano tutti». Persino Vito Crimi, il povero autoreggente (non lo regge nessuno) mandato allo sbaraglio proprio dal capocomico. Prima gli ha fatto dire «mai con Draghi» e poi gli ha ordinato di innestare la retromarcia. Insomma, tutti (o quasi) felici e contenti di correre in ginocchio da SuperMario per l’ennesima prova da sforza. Per la cronaca: alla riunione c’era anche Davide Casaleggio. È andato via senza parlare. Un silenzio, il suo, più che eloquente.