I vaccini vanno fabbricati in Italia. C’è un’azienda di Siena che vuole produrre il siero russo Sputnik
Produrre i vaccini direttamente in Italia. L’idea l’aveva lanciata anche l’ex viceministro alla Sanità viceministro alla Sanità Pierpaolo Sileri. Oggi l’idea sovranista di fare il vaccino direttamente in Italia conquista anche Nicola Zingaretti.
Remuzzi e il piano per riconvertire l’industria farmaceutica
Un’idea del genere l’ha sostenuta anche il professor Giuseppe Remuzzi, ricercatore e medico all’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo. Il suo piano si baserebbe sulla riconversione degli impianti dell’industria farmaceutica per produrre i vaccini su suolo nazionale. Da ultimo lo stesso supercommissario Arcuri ha dovuto riconoscere che la produzione autoctona è l’unica via per non dipendere dai grandi marchi farmaceutici.
L’azienda di Siena che vuole produrre Sputnik
Le aziende ci sono e si fanno anche avanti. Come l’azienda di Siena che lavora per una joint-venture per produrre il vaccino Sputnik. “Le imprese italiane hanno la capacità, e in alcuni casi sarebbero già pronte, a produrre il vaccino russo ma serve capire qual è l’agenda del governo italiano, che non appena avrà completato la sua compagine al livello dei sottosegretari potrà esprimersi al riguardo”. Lo sostiene Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia e dell’associazione Conoscere Eurasia a margine del forum “Russia ed Europa: nuove sfide per la cooperazione economica e il superamento della pandemia”. “Noi speriamo che, se questo vaccino servirà per la campagna vaccinale, le nostre autorità sanitarie lo acquisteranno”, continua Fallico.
Premere l’acceleratore sulla produzione dei vaccini
Tra le priorità del governo Draghi, appena incassata la fiducia di Camera e Senato, ci sarà un’intensificazione dei contatti con Bruxelles per spingere sull’acceleratore dei vaccini, esplorando concretamente la possibilità di produrli in Italia. In Italia c’è già uno stabilimento di Anagni coinvolto nell’infialamento delle dosi di AstraZeneca. Si guarda inoltre alle aziende della Toscana e del Sud del Lazio per l’ambizioso progetto di produrre le dosi direttamente su suolo italiano.