Insulti alla Meloni, la “pezza” de La Stampa non placa il web: «Fosse stata una donna di sinistra…»

8 Feb 2021 9:17 - di Federica Parbuoni
la stampa meloni

All’indomani del grave attacco de La Stampa a Giorgia Meloni, come madre e donna, sui social continua a circolare con insistenza lo sdegno verso la testata e il suo direttore, Massimo Giannini. Le scuse dello stesso Giannini e del giornalista Alberto Mattioli che ha firmato l’articolo, infatti, non sono bastate a far rientrare il caso, che ha aperto un dibattito – anche – su un certo modo di fare giornalismo. Complice proprio il tenore delle parole usate per l’autocritica, nella quale Mattioli ha parlato di una “battuta (stupidina)”, che “poteva essere mal interpretata e lo è stata” e Giannini ha definito l’articolo comunque “ottimo”, precisando che giusto il passaggio sulla figlia della Meloni era “inappropriato” e lontano dallo “stile” del giornale.

“Tanto quello che volevate scrivere l’avete scritto…”

“Sì, bravi. La sinistra: basta scusarsi e se ne lavano le mani. La destra se si scusa si pretende il cappio. Democratic chic”, ha commentato un utente sul profilo Twitter de La Stampa, mentre un altro ha sottolineato che “tanto quello che volevate scrivere lo avete scritto. Tipico del giornalismo di bassa lega di cui siete l’espressione”. “No amico, le cose non stanno come dici tu, le parole sono espressioni verbali, mentre la penna esprime concetti e pensieri. Le tue scuse aggravano la situazione“, ha sottolineato un altro utente, facendo riferimento alle scuse di Mattioli. E, ancora, scrive Marcella: “Siete veramente imbarazzanti”.

Le “scuse non scuse” non convincono

In molti, poi, hanno messo l’accento sul tenore delle scuse, che Syria ha definito “scuse non scuse”. “Purtroppo una battuta (del tutto inappropriata) poteva essere mal interpretata e lo è stata… e queste sono scuse? Ma per piacere, fosse stata una donna di sinistra, l’autore sarebbe già stato silurato dall’ordine”, ha sottolineato poi un altro utente, soffermandosi su uno dei temi più dibattuti della vicenda. Diverse voce, infatti, hanno notato che dietro un “incidente” del genere c’è il consueto doppiopesismo di certa sinistra, per la quale anche quando si parla di donne valgono diversi metri di misura a seconda della collocazione politica. “Come sempre la stampa di sinistra si sente superiore. Talmente superiore che schiaccia e offende la dignità di una donna solo perché coerente con le sue idee”, si legge in un altro commento.

Sinistra “distratta” sugli insulti de La Stampa a Meloni

Una sensazione suffragata dal fatto che, di fronte a un caso così eclatante e che ha avuto tanta eco, alla Meloni non è pervenuta una solidarietà corale da parte della sinistra politica e istituzionale. Ancora oggi, per esempio, risulta non pervenuto alcun commento da parte di Laura Boldrini o, facendo riferimento al mondo che fa opinione, da parte di Selvaggia Lucarelli. Va comunque registrato l’intervento di singole voci, che pur marcando le distanze dalla leader di FdI, si sono fatte sentire contro quello che, visti anche i precedenti, non può essere derubricato a un semplice scivolone.

Quelle che non ci stanno: “Linea abietta e ripugnante”

La linea Giannini. Abietta e ripugnante“, ha scritto su Twitter la giornalista del Corriere della Sera Maria Teresa Meli, commentando il post della giornalista di Libero Azzurra Barbuto, che rilanciava con biasimo i passaggi incriminati dell’articolo di Mattioli. “Cara La Stampa perché un articolo così brutto per attaccare Giorgia Meloni? Perché ricorrere al disprezzo di bassa lega, quando di ragioni politiche ce ne sarebbero molte? Ah già è funzionale al disprezzo per le donne. Capisco. Una bambina ‘prodotta’ è veramente misero”, ha scritto l’ex deputata Pd Anna Paola Concia, mentre la senatrice Monica Cirinnà, pur accogliendo con favore le scuse di Giannini, ha sottolineato che “pochi sono più distanti da me della leader di FdI, ma il sessismo non è un’arma politica e non deve avere spazio nel dibattito pubblico”.

 

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