Israele, tutti vaccinati entro la fine di marzo. E l’Italia resta a guardare le sue primule
Un esempio di efficienza e organizzazione: Israele. Sul fronte dei vaccini un modello mondiale. Più di un cittadino su due: il 55% della popolazione è già stato vaccinato. Parliamo di oltre 4,5 milioni di persone.
Vaccini, Israele si conferma un modello mondiale
La campagna di vaccinazione di massa israeliana è un faro per tutto il mondo. Per la capacità di immunizzare in tempi record la popolazione per fermare i contagi da Covid-19. Si vaccina di giorno e di notte. Nelle palestre così come nei bar. Nel Paese la campagna di vaccinazione è stata avviata insieme a un periodo di lockdown.
Vaccinata a tempo di record la metà della popolazione
Lo schema di attuazione non ha conosciuto ostacoli. Né ritardi. Si è partiti dagli ‘over 80’ e dalle categorie più a rischio, sanitari in prima linea. Scendendo via via con l’età. Secondo uno studio condotto su 1,2 milioni di persone, e pubblicato sul New England Journal of Medicine , il vaccino Pfizer è risultato efficace al 94%. «È la prima prova convalidata dell’efficacia di un vaccino nelle condizioni del mondo reale», ha detto Ben Reis, uno dei co-autori dello studio. Che conferma il ruolo cruciale delle campagne di vaccinazione. Un altro studio scientifico ha calcolato una diminuzione dei contagi già dopo la somministrazione della prima dose. L’obiettivo di Israele ora è ancora più ambizioso: somministrare la doppia dose di vaccino a tutta la popolazione entro fine marzo.
In Italia si arranca tra sprechi e ritardi
Di fronte a tanta efficienza svettano i ritardi, gli scandali e gli sprechi del ‘modello italiano’. A partire dalla costosa e pirotecnica ipotesi dei gazebo-primula come stazioni vaccinali. Sullo sfondo la pessima gestione organizzativa del super-commissario Domenico Arcuri. L’Italia è ferma al 6 per cento di popolazione vaccinata. Gli italiani aspettano tra file, cattive informazioni e sistemi telematici in tilt. E sperano nel tanto sbandierato cambio di passo del governo Draghi.