La spallata di Paolo Mieli alle bugie della sinistra: “La cosa migliore da fare è votare”
“Bisogna ribaltare lo schema: sarebbe terribile affidare l’Italia per altri due anni a un Parlamento che fatica a fare qualsiasi cosa”. Paolo Mieli sfata la vulgata della sinistra secondo cui a voler votare sarebbe solo chi guarda ai propri interessi o non capisce la gravità del momento. Il Paese che ragiona con la “pancia”, per dirla con un’espressione cara a certi circoli. Perché, invece, lui, Mieli, intellettuale e di sinistra, le elezioni le vorrebbe eccome. “Sono – chiarisce – una rigenerazione delle istituzioni e in momenti drammatici come questo, invece di nascondersi dietro motivazioni pretestuose, si deve poter prevedere uno scioglimento anticipato delle Camere”.
Mieli: “Sarebbe giusto rilegittimare il Parlamento”
Intervistato su Libero da Alessandro Giuli, Mieli sottolinea che nella fase in cui siamo c’è più di un motivo per cui si dovrebbe votare. Intanto, “sarebbe giusto rilegittimare il Parlamento dopo il taglio dei seggi per via referendaria, per eleggere tra un anno il successore di Sergio Mattarella”. Inoltre, servirebbe anche “un governo forte e autorevole per affrontare la pandemia e i suoi effetti economici e sociali”. Mieli non esclude che si possa anche addivenire a “un accordo intorno alla vecchia maggioranza”, ma “dubito possa reggere a lungo“. “A sei mesi dal semestre bianco – avverte – non possiamo escludere un’altra crisi.
La differenza tra il voto popolare e il voto di Ciampolillo
Per Mieli, Conte non solo è uscito indebolito dalla scelta di evitare la conta sulla relazione del Guardasigilli Alfonso Bonafede, ma ha perso di fatto ogni credibilità. “La storia insegna che in certi momenti un leader può uscirne come uno statista sia se vince sia se perde, ma non se rinuncia a fare chiarezza”, ha sottolineato il giornalista. Il ragionamento è che anche “sull’onda della sconfitta, si poteva dare prospettiva strategica a quel patto tra Pd e Cinque stelle che già nel 2019 doveva essere legittimato da un voto”. “Tornando a oggi: le possibilità di prevalere sulle destre esistono, ma un conto è tornare al governo per una vittoria elettorale, altro è restare al potere grazie al senatore Ciampolillo. Ammesso che Ciampolillo sia ancora in maggioranza”.
“La sinistra ha sempre paura che vinca l’avversario”
Mieli lo dice esplicitamente: i giallorossi rifiutano il voto solo per paura che vinca il centrodestra. “È la vera motivazione”, spiega. Un vizio antico per la sinistra italiana, che “ha sempre paura che vinca l’avversario, e allora l’avversario diventa un nemico da esorcizzare fino alla scadenza della legislatura, salvo poi perdere le elezioni. Perché alla fine si deve pur votare”.
“Vogliono agguantare il Quirinale in mezzo al caos”
Stavolta poi gioca un ruolo anche l’elezione del Capo dello Stato. “Contribuisce a moltiplicare i giochi e rendere confusa la situazione, perché alcuni leader di maggioranza sperano di agguantare il Quirinale in mezzo al grande caos. È già successo in passato ma – ricorda Mieli – allora c’erano grandi leader, adesso non c’è nessuno che sia capace di condurre in porto un’elezione ordinata del capo dello Stato. A meno che non si scelga la rielezione di Mattarella“.
Mieli: “Se possono votare le città, può farlo il Paese”
L’ex direttore, tra l’altro, del Corriere della Sera si mostra poco fiducioso del fatto che si possa davvero andare a votare. “Forse – dice – il problema nemmeno si pone: vincerà l’idea che, caduto Conte, si entrerebbe in una spaventosa terra di nessuno“. Ma in linea teorica nulla vieterebbe il ritorno alle urne, magari attraverso un governo ponte che porti “il Paese al voto entro giugno, ferma restando la preventiva autorizzazione del Comitato tecnico-scientifico che dovrà comunque essere data sulle elezioni comunali. Se potranno votare Roma, Napoli, Torino e Milano, potrà votare anche il resto del Paese“.
Ecco perché si dovrebbe andare a votare
Perché, chiarisce Mieli a Libero, il vero rischio non è trovarsi con un vuoto di potere nel pieno della pandemia. “Al contrario! Bisogna ribaltare lo schema: sarebbe terribile affidare l’Italia per altri due anni a un Parlamento che fatica a fare qualsiasi cosa. Le elezioni sono una rigenerazione delle istituzioni. E in momenti drammatici come questo, invece di nascondersi dietro motivazioni pretestuose, si deve poter prevedere uno scioglimento anticipato delle Camere”.