Paragone a Draghi: «Lei è un incappucciato della finanza». E si becca la reprimenda della Casellati
Quello di Paragone su Draghi risuona in Aula come un discorso eretico. Forte al limite dell’oltraggioso. Metaforico, ma poi neanche troppo: «Lei è un incappucciato della finanza», tuona il fondatore di Italexit da banchi del Gruppo Misto. E tra i senatori in conclave si alzano boati e versi di costernazione che preludono al richiamo formale che, non a caso, interrompe l’orazione del dissidente in corso. Del resto, che fosse fuori dal coro di consensi al neo premier Mario Draghi, ormai lo sapevano tutti. Ma ieri, a Palazzo Madama, fedele la mantra del no ripetuto in più occasioni in questi giorni, il senatore ex leghista, e grillino pentito dell’ultima ora, lo ha ribadito con fermezza. E con parole forti che hanno indotto la presidente Casellati a un richiamo all’ordine e all’utilizzo di una «una terminologia appropriata» al consesso senatoriale.
Paragone su Draghi: «Lei è un incappucciato della finanza»
Già, perché nel suo discorso anti governativo, il senatore del gruppo Misto non ha fatto sconti al premier incaricato. E nell’annunciare e argomentare il suo netto e improcrastinabile no alla fiducia a Draghi, Paragone tuona: «Lei è un incappucciato della finanza». «Lei insiste a definire l’euro irreversibile. Anche per la Ddr il muro lo era, ma non aveva fatto i conti con la disperazione della gente», ha aggiunto. Mali estremi, estreme considerazioni. Arditi paralleli. E conclusioni pesanti. «Lei è qui per chiudere quel processo di svendita cominciato con le privatizzazioni del Britannia», allude il senatore dal pulpito del Gruppo Misto del Senato.
«Lei è qui per consegnare gli italiani al mangiafuoco dei mercati»
E ancora. «Lei è qui per consegnare gli italiani al mangiafuoco dei mercati», rincara la dose. «Si può togliere il cappuccio: ormai lei è il governatore dell’Italia. Il parlamento è suo. Con l’eccezione dei pochi coerenti». Le stoccate finali chiudono l’affondo di Paragone. Quando ormai la fiducia dell’Aula a Draghi è certa, e sul punto di essere ratificata. Alla fine, come noto i sì alla fiducia per il governo a palazzo Madama sono stati 262. I voti contrari 40. E di questi, 15 dei senatori 5 Stelle in dissenso dal gruppo. Ai quali si aggiungono i voti di Fdi, unica formazione all’opposizione. E poi i no dal gruppo Misto di Alfonso Ciampolillo, Elena Fattori, Michele Gianrusso, Carlo Martelli, Paola Nungnes e, per l’appunto, di Luigi Paragone.
«Un parlamento sull’orlo di una crisi di nervi addomesticato» da auspici e promesse
Paragone che, nel rilanciare dissidenza e contrarietà al coro di sì tributato all’ex governatore della Bce, in uno dei tanti passaggi al vetriolo del suo discorso, ha ribadito anche: «Lei ci ha provato oggi a fingersi sociale. Ma tutte le sue parole – messe in controluce – rivelavano l’innervatura neoliberista che le ha permesso di fare carriera… la neolingua degli “incappucciati della finanza”. Lei, presidente Draghi, è uno di loro. È un incappucciato della finanza che oggi riesce persino ad addomesticare un parlamento sull’orlo di una crisi di nervi». Sedato con promesse e auspici su cui il fronte del no ieri ha confermato di non poter scommettere.
In basso, un momento dell’intervento di Paragone su Draghi al Senato, da un video de “la Repubblica” postato su Youtube.