Pensioni, tutte le verità su assegni e falsi miti da sfatare. Ecco chi incassa meno di mille euro
L’analisi, degli «importi reali smentiscono che oltre metà pensioni sia sotto mille euro». È quanto emerge dall’VIII Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano, presentato nel corso di una conferenza stampa alla Camera dei Deputati e riportato dall’Adnkronos.
La pubblicazione, curata dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali su base dati del Casellario Centrale dei pensionati Inps, dimostra come in realtà la convinzione che oltre la metà dei pensionati percepisca meno di mille euro sia un «falso mito da sfatare, scorretto sia dal punto di vista sostanziale dell’analisi sia sotto il profilo di una corretta comunicazione dei temi previdenziali, in particolare nei confronti delle giovani generazioni».
Nel dettaglio, Itinerari Previdenziali illustra i “veri” importi delle pensioni. «Nel 2019 su un totale di 22.805.765 prestazioni erogate, – si legge nel Rapporto – quelle di importo fino a una volta il trattamento minimo (513,01 euro mensili) sono poco meno di 7,9 milioni (7.882.121 per l’esattezza), ma i pensionati che poi ricevono effettivamente un reddito pensionistico fino a una volta il minimo sono poco più di 2,2 milioni su 16 milioni di pensionati totali. Anche alla successiva classe di importo (da 513,02 euro a 1026,02 euro lordi mensili) appartengono circa 6,86 milioni di prestazioni, cui fanno però da contraltare solo circa 4 milioni di beneficiari».
Pensioni, il rapporto di Itinerari Previdenziali
«Un fenomeno che non deve sorprendere». Spiega il Rapporto di Itinerari Previdenziali. «Ma che dipende dal fatto che un soggetto può essere contemporaneamente beneficiario di più prestazioni che si cumulano tra loro. Facendo sì che il pensionato si collochi in una classe di reddito più elevata rispetto a quella più bassa. In cui si erano posizionate le singole prestazioni o pensioni. In particolare, con riferimento al 2019, il Rapporto stima una media di 1,422 prestazioni per pensionato (erano 1,424 nel 2018). Il che significa che ogni pensionato italiano riceve in media una pensione e mezza. Nel dettaglio, il 67,30% dei pensionati ha percepito 1 prestazione, il 24,66% dei pensionati ne ha percepite 2. Il 6,76% 3 e l’1,28% 4 o più».
Pensioni, ecco i veri numeri
«È quindi vero che le singole prestazioni di importo pari a circa mille euro, sono circa 14,7 milioni e rappresentano il 64,6% delle pensioni in pagamento. Ma per correttezza andrebbe ben chiarito che i soggetti che le ricevono – spiega Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali – sono meno della metà. Circa 6,3 milioni, ovvero il 39,4% del totale pensionati».
Di qui, come si legge nel Rapporto, la necessità di fare riferimento ai pensionati, cioè ai soggetti che percepiscono una o più prestazioni. E non alle singole pensioni, quando si analizzano le distribuzioni per classi di reddito, così da evitare errori tecnici o fraintendimenti.
L’importo medio della pensione
«Se si calcola l’importo medio della pensione sul numero totale delle prestazioni, si legge nel Rapporto, si ottengono 13.194,35 euro annui lordi (1.015 euro lordi al mese in 13 mensilità). Ma facendo riferimento al totale dei pensionati, il reddito pensionistico medio pro-capite risulta pari a 18.765 euro annui lordi (15.404 euro annui netti). Quindi 1.444 euro lordi mensili (1.185 euro mensili netti). Eppure, il dato comunemente più diffuso è proprio il primo. Che divide il monte pensioni per il numero delle prestazioni, e non per il numero dei pensionati. Con il rischio di incentivare fenomeni di elusione fiscale. Perché – si potrebbero impropriamente chiedere i giovani – versare per oltre 38 anni all’Inps se poi le prestazioni sono così misere?».
Non solo, come evidenziato da Itinerari Previdenziali, nel calcolo degli importi medi dei singoli trattamenti pensionistici, sarebbe poi più opportuno procedere per tipologia. Evitando di mischiare tra loro prestazioni di natura non omogenea, ad esempio perché non egualmente sostenute da contribuzione.
Provando a escludere le prime due classi di reddito pensionistico (fino a due volte il Trattamento minimo), che sono principalmente assistenziali per quasi 6,3 milioni di pensionati, il reddito previdenziale medio – supportato da contributi – dei restanti 9,7 milioni ammonterebbe a 26.082,16 euro annui lordi (contro gli ufficiali 18.765 euro lordi) pari a circa 20.688 euro annui netti. «Insomma, resta vero che quasi 40% dei pensionati ha redditi pensionistici al più di poco superiore ai mille euro lordi al mese, ma nella maggior parte dei casi non si tratta di pensioni in senso stretto quanto piuttosto di prestazioni assistenziali, non sostenute da contribuzione e quindi di fatto interamente o parzialmente a carico della collettività», precisa Brambilla.