Processo Ilva, il pm: «Condannate Nichi Vendola a 5 anni». L’ex-governatore: «Sono sereno»
«Condannate l’imputato Nichi Vendola a cinque anni di reclusione». È la richiesta del pm al termine della requisitoria nel processo Ambiente svenduto sul presunto disastro ecologico causato dall’Ilva di Taranto. Quella a carica dell’ex-governatore della Puglia è solo una delle condanne richiesta dalla Procura. Quelle più dure riguardano Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dello stabilimento. Per loro il pm ha chiesto rispettivamente 28 anni e 25 anni di carcere. Identica condanna (28 anni) il procuratore ha chiesto per gli ex-dirigenti del colosso siderurgico Girolamo Archinà e Luigi Capogrosso. Venti anni per Adolfo Buffo e 17 per l’ex presidente di Ilva Bruno Ferrante, già prefetto di Milano. Infine, a seguire, 7 anni per l’avvocato Francesco Perli, legale dell’azienda.
Nichi Vendola è accusato di concussione aggravata
Per Nichi Vendola l’accusa è di concussione aggravata. Secondo l’accusa, avrebbe fatto pressioni sull’allora direttore dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, per “ammorbidire” l’agenzia nei confronti delle emissioni prodotte dallo stabilimento. Con riferimento alle tre società imputate, il magistrato ha chiesto una sanzione pecuniaria e l’interdizione di un anno per Ilva spa, il commissariamento giudiziale di un anno per Riva Fire e l’interdizione dell’attività di un anno per Riva Forni Elettrici. Le accuse sono disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di misure di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Sentenza attesa entro l’estate
Il calendario processuale proseguirà con le discussioni delle parti civili e dei difensori degli imputati. La sentenza di primo grado potrebbe arrivare prima dell’estate prossima. Nel frattempo si registrano le prime reazioni. «Sono sereno, nonostante la delusione che provo per la richiesta dell’accusa», ha commentato a caldo Vendola. «Sono sereno – ha proseguito l’ex presidente della regione Puglia – perché ho sempre operato nel rispetto della legge. Sono sereno e con serenità attendo la sentenza. Credo fermamente – conclude Nichi Vendola – che la giustizia non possa essere nemica della verità».