Remuzzi sarebbe un ottimo ministro della Sanità. Libero lancia la proposta al futuro premier
Giuseppe Remuzzi prossimo ministro della Sanità. Il nome lo lancia in prima pagina Libero con un articolo del direttore Pietro Senaldi. Perché Remuzzi? Intanto perché il trio Ricciardi-Brusaferro-Arcuri si è rivelato incompetente. Ma soprattutto perché Remuzzi, direttore dell’Istituto Farmacologico Mario Negri, medico al Giovanni XIII di Bergamo e ricercatore, è uno che vanta esperienza sul campo.
Remuzzi al ministero della Salute, ecco perché
“Le ragioni per le quali il terzo Conte o il primo Chissà-Chi dovrebbero chiamare Remuzzi al dicastero della Salute – scrive Senaldi -sono che egli ha una terapia per prevenire l’insorgenza del Covid, o quantomeno ridurne la portata devastante, nonché un piano per avviare la produzione dei vaccini in Italia. Da mesi a Bergamo lo scienziato applica una sorta di protocollo Remuzzi che ha praticamente azzerato i decessi e ridotto a percentuali minime i ricoveri in terapia intensiva. Il governo conosce l’esistenza ed efficacia della cura da settimane ma è ancora titubante ad adottarlo”.
Il protocollo Remuzzi contro il Covid
“Troppo semplice. Prevede la somministrazione due volte al giorno di anti-infiammatori a base di nimesulide o di aspirina alla comparsa dei primi sintomi, senza aspettare il tampone, che fa perdere giorni preziosi e consente al virus di scendere ai polmoni e compromettere la situazione. La terapia non necessita ricovero e il più delle volte termina con la guarigione in una decina di giorni. Nei casi più complessi, se la polmonite esplode, si procede a fare una tac e quindi si somministrano eparina e cortisone, con il malato assistito sempre a domicilio”.
Un piano per produrre in Italia i vaccini
Non solo. Remuzzi ha anche in mente un piano di riconversione degli impianti dell’industria farmaceutica per produrre i vaccini su suolo nazionale. Un’idea sovranista? basti dire che la sosteneva anche Romano Prodi, domenica, in un fondo sul Messaggero. E lo stesso supercommissario Arcuri ha dovuto riconoscere che la produzione autoctona è l’unica via per non dipendere dai grandi marchi farmaceutici.
Basta riconvertire due impianti industriali
“L’Italia, dopo Cina e India, è il più importante produttore di farmaci al mondo – conclude Senaldi – Da Menarini a Dompè, da Chiesa ai laboratori senesi, abbiamo grandi gruppi industriali in grado di raccogliere la sfida. Il Mes, il piano sanitario europeo, prevede 37 miliardi per l’Italia. Ne basterebbero un paio per riconvertire gli impianti industriali. Se poi, data l’emergenza, si sensibilizza l’Agenzia del Farmaco ad accelerare le procedure di approvazione, si può iniziare a sfornare i vaccini già a luglio”.