Rider a rischio beffa. L’avvocato: attenzione, saranno assunti e poi licenziati subito dopo

25 Feb 2021 18:15 - di Paolo Lami
Rider

I giuslavoristi spengono le speranze dei 60.000 rider italiani dopo la Procura di Milano ha sancito un rapporto di dipendenza con le varie aziende della new economy come Deliveroo, Just Eat, Uber o altre.
C’è “il rischio che questi lavoratori vengano assunti per poi essere licenziati subito dopo” avverte Roberto Pessi, giuslavorista e prorettore alla Didattica della Luiss Guido Carli parlando con Adnkronos.

Il motivo è presto detto: “l’ipotesi che possa essere applicato il lavoro subordinato agli oltre 60.000 riders attivi nel nostro Paese, è un’ipotesi deflagrativa. Considerando anche l’elevato importo dell’ammenda comminata alle imprese di delivery, vale a dire 773 milioni di euro, cifra superiore al fatturato globale delle imprese“.
Ma questo è solo un primo aspetto.

“C’è anche la questione del ricarico dei costi, vale a dire della percentuale che spetta alla piattaforma sulle consegne – osserva Pessi. – Se questo ricarico viene aumentato e va ad incidere sui costi del ristoratore e alla fine sulla spesa del consumatore, potrebbe esserci un drastico calo della domanda, e in una situazione di difficoltà, la società di delivery potrebbe anche cessare l’attività”. Lasciando, a quel punto, i rider senza posto di lavoro.

“Una cosa da evitare – mette in guardia il professore – sia per l’occupazione delle persone che ci lavorano sia per il servizio, che in tempi di pandemia, è un servizio importante per molti cittadini e imprese”.
E, allora, qual’è la soluzione?

“Si tratta di capire come si può arrivare a una soluzione condivisa dalle parti, affinché il servizio, specialmente in una fase delicata come quella pandemica, possa continuare”, ragiona Pessi. Che insiste molto sulla concertazione tra le parti perché affidarsi solo alla magistratura “comporta dei rischi per l’occupazione“, considerando anche che “c’è un po’ di distonia tra il comunicato della Procura e quello dell’Ispettorato del lavoro: mentre il primo parla testualmente di prestazione coordinata e continuativa, il secondo fa riferimento al lavoro subordinato“.

E c’è, poi, l’aspetto contrattuale vero e proprio. Assumere come lavoratori subordinati i rider, dice la Procura di Milano. Sì, ma con quale contratto? “In realtà, nessun contratto collettivo nazionale di lavoro – spiega ad Adnkronos/Labitalia, Roberto Pessi, – è applicabile ai riders. Come è stato per altri lavori ‘fluidi’ va identificato un contratto ad hoc, appellandosi alle eccezioni previste dal Jobs Act sulla disciplina del rapporto di lavoro subordinato“.

“Deve essere cioè la contrattazione collettiva che stabilisce che ai lavoratori etero-diretti, come appunto sono i riders, non è detto che venga applicata la qualifica di subordinato. Ma deve stabilire regole, slot orari e soprattutto le tutele per la sicurezza“, conclude Pessi.

“Non è corretto affermare che quello dei rider sia un nuovo lavoro così come non è corretto sostenere che non abbiano un contratto collettivo nazionale di riferimento: lo hanno ed è quello della Logistica, trasporto merci e spedizione, rinnovato l’ultima volta nel 2017 e, al momento, in corso di ulteriore rinnovo”, sostiene Salvatore Pellecchia, segretario generale della Fit-Cisl.

“La Procura di Milano vada avanti e le altre Procure la seguano. Uber, Deliveroo ed altre società devono mettere in regola i propri rider – esorta il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri. – Ricordo il fallimento epocale di Di Maio che, diventato immeritatamente ministro del lavoro, disse ‘risolveremo subito questa vicenda’. I grillini non hanno risolto niente. Ora devono intervenire le Procure. Di Maio è ancora al Governo, ma presto sarà archiviato come gli altri grillini. Ma i rider sono ancora in attesa di giustizia”.

Uber, Deliveroo sono sul banco degli imputati. Abbiamo letto che tempo fa a Torino corda Gasparri – – riuna di queste società toglieva ai poveri fattorini anche i soldi delle mance per ripartirli secondo i loro criteri. Roba da ‘ferriere’ inglesi di secoli fa. Ben venga l’assunzione di 60mila persone e ben venga la fine di un ingiusto profitto da parte di Deliveroo e soci“.

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