Rivolta sociale contro le chiusure. Mio Italia al governo: “Ascoltateci o paralizzeremo la nazione”
Ieri a Genova, domani a Palermo. Sono ristoratori, baristi, esercenti di negozi chiusi sul piede di guerra. Tutta l’Italia è attraversata da un vento di protesta. Che potrebbe trasformarsi in bufera se il governo Draghi dovesse continuare nella politica scellerata di Conte sul versante dell’ospitalità.
L’Italia si ribella al confinamento: fateci lavorare
Il professore non sembra partito con il piede giusto. Il passo indietro sulla riapertura degli impianti sciistici è stato un pessimo esordio. Che ha gettato nel panico migliaia d’imprese del comparto turistico della montagna. A preoccupare i ‘capitani coraggiosi’ del settore Horeca (ospitalità, ristorazione, catering-caffè) non soltanto i ristori praticamente inesistenti, le elemosina dello Stato, le tasse, le bollette, la cassa integrazione da anticipare. Ma il rischio di una nuova chiusura totale, che sarebbe sul tavolo di Super Mario. Dopo mesi che attendono e chiedono di poter aprire la sera. Protagonista di questa ‘rivoluzione romantica’ Mio Italia, movimento imprese e ospitalità, guidato dal battagliero Paolo Bianchini, ristoratore viterbese. In queste ore impegnato ‘a macinare km per incontrare i colleghi di tutta Italia”, come scrive sul suo profilo Facebook.
La protesta corre sulla rete. L’ultimatum a Draghi
Poi ci sono i gruppi che corrono sul web, Facebook e Telegram, oltre alla rete whatsapp. È l’Italia che si ribella all’ipotesi di un nuovo confinamento. Che metterebbe alla fame l’intero settore. A differenza del primo lockdown dello scorso marzo, se Draghi optasse per la chiusura totale del paese dovrebbe prepararsi a fronteggiare una rivolta sociale disperata. Che serpeggia da mesi. Persino i virologi, capaci di piegare le decisioni dei governi nel nome della scienza, mettono in guardia dal rischio rivolta. L’esasperazione è , aggravata dalla sensazione di essere vittime di un accanimento da parte del governo. La beffa della chiusura in extremis dei pranzi nel giorno di San Valentino ha messo a rischio un fatturato di milioni di euro. Molti locali hanno chiuso, a malincuore. Altri hanno aperto malgrado i divieti.
Ieri a Genova domani a Palermo. Mio Italia scende in piazza
Ieri invece sono scesi direttamente in piazza a Genova, incontrandosi poi con il presidente di Regione Giovanni Toti. In tanti hanno sfidato il mal tempo per chiedere di riaprire. Soltanto di poter lavorare, tornare a lavorare. Presente anche una delegazione ufficiale di Mio Italia regione Liguria, guidata da Enrico Minelli.
Dopo aver bloccato la sopraelevata, in mille si sono diretti verso la foce, congestionando tutto il traffico del centro città. Poi sono ritornati verso piazza De Ferrari, districandosi tra le auto in coda. Qualche attimo di tensione di fronte a piazza della Vittoria. Prima con un uomo al volante di una vettura bloccata. Che ha iniziato a suonare il clacson per far spostare il corteo. Poi, con un’altra auto che, facendo uno slalom tra i manifestanti, ne ha scontrato una prima di scappare. La ragazza investita è stata prima soccorsa dagli stessi manifestanti. Domani Mio Italia sarà a Palermo in piazza del Parlamento, davanti alla sede dell’Ars. A guidare la protesta il coordinatore della Sicilia, Salvo Longo. A fare sentire la loro voce non solo i ristorante. Ma le palestre, i teatri, i centri estetici, i parchi divertimento. Tutti i siciliani che ‘si sono sentiti togliere i sogni che con sacrificio hanno costruito’.
La protesta degli operatori del Corno alle Scale
Poi ci sono gli operatori del Corno alle Scale, sull’Appennino bolognese, che questa mattina all’alba hanno protestato per il rinvio della riapertura degli impianti sciistici. “Siamo al collasso. Non arriviamo alla fine del mese e stiamo ancora aspettando i ristori dell’anno scorso”. “È un’altra doccia fredda- dice Clarisse Roda della scuola sci del Corno alle Scale, ai microfoni della Tgr Emilia-Romagna – ormai la delusione è superata dalla rabbia. Vorremmo sapere perché la montagna è aperta per le ciaspole e chi va a piedi, ma non si può andare sulla seggiovia o fare una lezione di sci”.
“Se il 9 marzo non riaprite, sarà rivolta nazionale”
Dopo lo sciopero fiscale, Mio Italia dà un nuovo ultimatum al governo. Prossima data il 9 marzo. “Ascoltateci o paralizziamo la Nazione”, dice Bianchini. “Ora che Mario Draghi ha formato il governo, il settore dell’ospitalità pretende un cambio di passo repentino. Subito i ristori quinquies e le aperture a pranzo e cena dei nostri locali. Liquidità e lavoro possono salvare le nostre aziende ma non c’è più tempo da perdere”, scrive il presidente del Movimento imprese e ospitalità.
“Da Roma, alla Sicilia, alla Liguria, a tutta la montagna da Cortina al Terminillo, dal Monte Cimone a Roccaraso… In tutta Italia, non se ne può più di vivere nell’incertezza. Se pensate che con il nuovo governo sia tutto a posto, avete sbagliato di nuovo… Allora dimostratelo e rimuovete il ministro Speranza. Mai domi”. È l’ultimo post di Ferdinando Parisella, ristoratore e segretario nazionale di Mio Italia.