Sottosegretari, Draghi nel pantano: i 5Stelle attestati su “quota 11”. La Lega ne vuole più del Pd

23 Feb 2021 10:24 - di Michele Pezza
Draghi

Cinquestelle in preda alla disperazione, Pd dilaniato, Lega all’attacco e Forza Italia incontentabile. Benvenuti nel magico sottobosco del sottogoverno pullulante di aspiranti sottosegretari. C’è poco da fare, e il premier Draghi dovrà farci il callo: la politica ha le sue liturgie e i suoi bilancini. Aver creduto di poterli cavalcare sull’onda dell’autorevolezza personale si sta rivelando una pia illusione. I partiti organizzano incontri su incontri, discettano di quote, pesi, equilibri. Ma i conti non tornano mai. I Cinquestelle, ad esempio: pretendono di confermare i 22 tra viceministri e sottosegretari del Conte-bis dopo aver perso per strada oltre trenta parlamentari. «Fanno fede i numeri della fiducia», è il mantra di Palazzo Chigi.

Il governo Draghi non decolla

Meglio di Crimi non sta certo Zingaretti. Il segretario del Pd deve domare la guerra dl tutti contro tutti in corso nel suo partito. I fronti aperti sono tre: uomini contro donne, Nord contro Sud, deputati contro senatori. Tutti reclamano un posto nel governo Draghi. Un riflettore puntato sui dem lo ha acceso anche la Lega. Non per sindacarne le dinamiche interne ma per controllare il pallottoliere. Salvini è decisissimo ad avere un o due sottosegretari in più del Pd. I sondaggi indicano il suo come il primo partito e ne pretende il riconoscimento in termini di poltrone. Ma il mantra sui numeri della fiducia vale anche per lui.

Forza Italia sceglierà tra i senatori

Clima decisamente più disteso tra i berlusconiani. L’unico problema è la lista degli aspiranti sottosegretari: è lunghissima. Ma a tagliarla provvederà il Cavaliere, non Draghi, cui arriverà già depurata dagli esclusi. In casa forzista c’è comunque la certezza che questo round premierà i senatori per compensare la nomina a ministro dei deputati Brunetta, Carfagna e Gelmini. L’altra certezza, un po’ meno granitica, riguarda la provenienza dei sottosegretari. Draghi non vorrebbe tecnici, ma solo politici. Più che una scelta, un bagno di sano realismo. Meglio anticipare, facendo di necessità virtù, che subire. Intanto la dead line si sposta di ora in ora. Il giorno decisivo potrebbe essere mercoledì, ma anche no. Un vero pantano. Chi l’avrebbe mai detto.

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