Speranza ferma gli sci all’ultimo minuto, ma aveva avuto 10 giorni per avvisare gli operatori
Nessuno è contento del caos creato dall’ordinanza del ministro Roberto Speranza che ha fermato gli sci. Non lo è Mario Draghi, non lo è la Lega che ha dovuto fronteggiare il malcontento delle imprese turistiche della montagna. E non è lo è nemmeno il Comitato tecnico scientifico, sul quale si sono riversate le lamentele.
Strigliata al Cts: parlate di meno
Due giorni fa c’è stato l’incontro con i membri del Comitato, la nuova ministra per gli Affari regionali Maria Stella Gelmini, il ministro Speranza e il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini. L’invito ai tecnici è stato duro: “Parlate di meno“. Lo hanno chiesto sia Bonaccini che Gelmini. In particolare hanno chiesto di cambiare metodo e di informare prima i ministri delle loro decisioni, in modo che siano poi loro a renderle note ai presidenti di Regione.
Ippolito: il Cts aveva dato il suo parere a Speranza già il 4 febbraio
Il direttore scientifico dell’istituto Spallanzani di Roma Giuseppe Ippolito difende il Cts spiegando che sul tema della riapertura degli impianti sciistici il Comitato aveva espresso il suo parere il 4 febbraio, dieci giorni prima quindi che il ministro della Salute Speranza firmasse il nuovo stop. Il ministro però, evidentemente troppo preso dalle trattative per la formazione del nuovo governo, ha trascurato il problema e ha firmato all’ultimo momento utile, con la gente già dentro gli hotel e i maestri di sci prenotati. Una mancanza di rispetto inaudita. Anche se Speranza si giustifica dicendo che lui era ministro uscente e per questo avrebbe tardato a prendere la decisione. Oggi intanto Giorgia Meloni, in un incontro online, ascolterà gli operatori della montagna per fare il punto sullo stato di crisi e proporre soluzioni.