Terrorismo islamico, ecco chi sono le nuove leve: ventenni e radicalizzati sul web
Giovanissimo, radicalizzato sul web e “democratico” nella scelta degli obiettivi da colpire: eccolo il profilo delle nuove leve del terrorismo islamico tratteggiato da chi se ne intende.
Claudio Galzerano, 57 anni, è il primo italiano alla guida del Centro europeo di contrasto al terrorismo di Europol.
Dirigente superiore con un curriculum fitto di esperienze nel settore dell’antiterrorismo, Galzerano è, dal 10 dicembre scorso, ai vertici della lotta agli estremisti nell’Europa finita di nuovo sotto l’attacco del terrorismo islamico a ottobre e novembre dello scorso anno.
“Il tratto distintivo e nuovo che accomuna gli ultimi casi di terrorismo islamico in Europa è rappresentato – assicura Galzerano – senz’altro dalla giovanissima età degli attentatori, tutti intorno ai 20 anni. La minaccia terroristica incombe su tutti e la risposta di prevenzione deve venire dall’Europa nel suo complesso”. Che si trova a fronteggiare un terrorismo sempre più giovane, “variegato”, e soprattutto democratico proprio nella scelta degli obiettivi da colpire.
Non è un caso, considerata la giovanissima età degli attentatori, che la radicalizzazione avvenga su Internet.
“Le indagini svolte negli ultimi anni in Europa hanno, a più riprese, messo in risalto la centralità del web nella capillare opera di proselitismo e reclutamento effettuata dai media center estremisti – spiega Galzerano – capaci a distanza di indottrinare e incitare alla violenza”.
È, a proposito di questo, ormai imminente l’approvazione del ‘Regolamento europeo sulla rimozione dal web dei contenuti terroristici on line in forza del quale, grazie anche al ruolo di raccordo svolto da Europol, si rafforzano efficacemente i meccanismi di interazione tra autorità competenti degli Stati membri e i giganti di Internet“.
Ed ecco che, in questa condivisione di idee ‘estreme’ sul web gioca un ruolo importante anche il Coronavirus e il conseguente lockdown. Vediamo come.
“Le ripercussioni economico-sociali delle chiusure attuate un po’ ovunque per il contenimento della pandemia costituiscono senza dubbio un fattore che ha accelerato i processi di radicalizzazione e che può conseguentemente portare alla recrudescenza delle tensioni e della violenza politica – annota il dirigente del Centro antiterrorismo. -Allo stesso tempo – spiega – non va sottostimato come il lockdown abbia sicuramente stimolato l’acquisizione da parte degli ambienti estremisti di nuove opportunità sotto il profilo della comunicazione, con il chiaro tentativo di sfruttare la pandemia per diffondere disinformazione e accentuare la polarizzazione sociale“.
Gli attacchi di oggi sono tra loro molto diversi, spiega l’esperto, “sia per il tipo di armi utilizzate, sia per la pianificazione operativa che li ha preceduti sia infine per i precedenti specifici di chi li ha messi in atto – spiega ancora Galezerano in una intervista a Polizia Moderna – Se infatti a Nizza l’attentato nella cattedrale di Notre Dame è stato realizzato con un’arma bianca da un immigrato tunisino irregolare che non annoverava nessuna segnalazione da parte degli apparati di sicurezza, quello di Vienna ha avuto come protagonista un ultra-islamista militante già condannato per fatti specifici, addestrato all’uso delle armi automatiche ed esecutore di un piano preordinato, stile Bataclan“.
Concreta è, anche, la minaccia rappresentata dai foreign fighters.
“Sono convinto che i combattenti di ritorno costituiscano tuttora una consistente minaccia per i Paesi dell’Unione – conferma il dirigente dell’antiterrorismo di Europol. – Più che di un vero e proprio flusso di reduci dai territori di Daesh, si deve parlare oggi di un rientro piuttosto sporadico che, nella stragrande maggioranza dei casi, avviene sotto lo stretto controllo delle forze di sicurezza alleate“. Non è un caso che l’ultimo foreign fighter rientrato in Italia dalla Siria alcune settimane fa si sia fatto ritrovare dagli investigatori italiano in Turchia dove aveva concordato l’appuntamento per consegnarsi.