Tutto il repertorio del melodramma M5S su Draghi: citazioni, accuse e trame complottiste
Tra citazioni, accuse, rimpianti, ieri, alla Camera, per la fiducia a Draghi, è andato in scena l’ennesimo melodramma M5S. In 16 hanno votato no, in 12 non si sono presentati. E se sui secondi bisogna vedere, la sorte dei primi, dopo l’esempio dei dissidenti di Palazzo Madama, è segnata: espulsione. Semmai con strascichi di ricorsi e carte bollate come insegna ancora l’esempio dei senatori ribelli.
Tutti i j’accuse dei dissidenti
A mettere in fila le parole del dramma è stato Tommaso Labate sul Corriere della Sera. «Si sente l’odore di incenso che copre questo gattopardismo tecnocratico», ha detto Pino Cabras, durante l’intervento col quale ha annunciato il suo no a Draghi, che ha aperto la strada a quelli degli altri dissidenti M5S. «Buone mascherine a tutti, e non di carnevale», gli ha fatto eco Massimiliano De Toma, in realtà già fuori e pronto ad accogliere gli ex ex compagni di partito nel Gruppo misto. Alvise Maniero, poi, ha ricordato la lettera del 2011 con la quale la Bce assestò il colpo finale al governo Berlusconi. E Sara Cunial, nota alle cronache per le sue posizioni no Vax, ha tuonato contro le «transizioni scientiste affidate a dirigenti delle compagnie telefoniche».
Le citazioni pop e le trame complottiste
Immancabili, poi, le citazioni, dal latino alla politica, dal cantautorato all’immaginario pop di gialli e film. Jessica Costanzo ha richiamato Enrico Berlinguer, parlando dell’«esaurimento della spinta propulsiva» in merito al Recovery Plan. Francesco Forciniti si è affidato alla «direzione ostinata e contraria» di Fabrizio De André. Rosa Alba Testamento, scrive Labate, «sceglie la terza via tra un libro di Le Carrè e il Jfk di Oliver Stone: “Conte è caduto per un complotto di cui Renzi è stato solo il finalizzatore”».
Lo «psicodramma» M5S su Draghi non finisce qui
Il tutto mentre i governisti si descrivevano come «come la nazionale di ciclismo, noi abituati a pedalare» (Davide Crippa) o «lungimiranti e protagonisti del nuovo corso» (Francesca Galizia) e il senatore Nicola Morra ribatteva, ai microfoni de La7, con un aulico «amicus Plato sed magis amica veritas». A suggello di uno «psicodramma», come ha titolato il Corsera, che non si esaurisce qui e che proseguirà tra “processi” di probiviri e ricorsi già annunciati.