Vaccini, Ursula von der Leyen fa un tardivo mea culpa. Fdi: avete fallito gli obiettivi, contratti poco chiari
Sui vaccini in queste ore l’Europa inizia a fare mea culpa. E ammette che sono stati fatti errori di valutazione. Manco fossero degli Arcuri qualsiasi. Ma non va fino in fondo rintracciando le responsabilità e correggendo gli obiettivi che si era data sulla campagna vaccinale.
È stata sottovalutata la difficoltà di produzione di massa dei vaccini, riconosce, in sostanza, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea.
“Forse siamo stati troppo fiduciosi nella consegna puntuale delle dosi di vaccini anti-Covid che avevamo ordinato. Siamo tutti concentrati sullo sviluppo dei vaccini, ma globalmente abbiamo sottovalutato le difficoltà legate alla produzione di massa“, concede Ursula von der Leyen, intervenendo nella plenaria del Parlamento Europeo, a Bruxelles.
“Ci vogliono normalmente 5-10 anni per produrre un nuovo vaccino – dice von der Leyen – lo abbiamo fatto in 10 mesi. E’ un grande successo scientifico, del quale dovremmo essere fieri. Ma – aggiunge, chiarendo qual’è stato l’intoppo – la scienza ha superato l’industria: la produzione dei nuovi vaccini è un procedimento molto complesso“.
“E’ semplicemente impossibile – prosegue – mettere su uno stabilimento produttivo dall’oggi al domani. Questi vaccini integrano fino a 400 componenti e la produzione coinvolge moltissime imprese. E’ per questo che abbiamo creato una task force per aum era la più grande sfida insieme alla ripresa economica dell’Ue per il 2020-21.
“È vero, chi non fa non sbaglia. Ma chi fa e poi sbaglia deve assumersene le responsabilità. A maggior ragione quando si ha a che fare con la salute di centinaia di milioni di cittadini – replica Carlo Fidanza, (nella foto), capo delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento Europeo, alla von der Leyen. – Lo diciamo con la coscienza serena di chi ha creduto fermamente che almeno sui vaccini l’Unione avrebbe saputo mostrare il suo valore aggiunto, evitando una corsa al rialzo dei prezzi e all’accaparramento di dosi da parte degli Stati membri”.
“E invece – ricorda Fidanza – la Commissione ha commesso due errori cruciali: ha firmato contratti poco chiari con le case farmaceutiche e ha atteso troppo tempo prima di firmarli, facendosi così sorpassare da altri paesi e dimostrando ancora una volta la sua debolezza geopolitica”.
“Ora siamo nel pieno di una contraddizione: da un lato cercate di rimediare maldestramente con una sorta di sovranismo vaccinale, dall’altro continuate a dire che dobbiamo distribuire vaccini in mezzo mondo fuori dai nostri confini”, incalza l’europarlamentare di Fdi.
“Intanto però l’obiettivo del 70% di popolazione europea vaccinata prima dell’estate sembra diventato un’utopia – dice Fidanza rivolto alla von der Leyen. – Lei ha fatto una scommessa politica sui vaccini e ad oggi non la sta vincendo. Questo dovrebbe farvi riflettere: anziché chiedere maggiori competenze in ambito sanitario, l’Unione dovrebbe iniziare a fare bene poche cose ma davvero importanti”.
“La Commissione Europea aveva promesso che una gestione comune avrebbe portato dei benefici e risolto il problema il prima possibile, ma non è stato così – aggiunge anche Marco Zanni, europarlamentare della Lega. – Mi aspettavo che la presidente Von der Leyen ci spiegasse cosa non è andato, perché è evidente a tutti che qualcosa è andato male, e cosa farà per recuperare. Invece ha parlato dei presunti successi di questa campagna, menzionando anche l’Italia: questi ‘successi‘ vengono percepiti solo a Bruxelles, non da cittadini e governi”.
“I dati ci dicono che rispetto ai nostri competitors fuori dall’Ue, rispetto a Regno Unito, Stati Uniti, India, Cina e Israele, siamo indietro di settimane, con una stima di 90 miliardi di euro di danno aggiuntivo da questi ritardi – calcola Zanni. – Nessuno è infallibile: la presidente Von der Leyen riconosca gli errori e dica quali passi concreti vuole fare. L’obiettivo ambizioso di vaccinare il 70% della popolazione europea entro settembre pare oggi irrealistico. Ci dica gli obiettivi realizzabili e per quale motivo l’Ue che ha tantissimi professionisti, non è in grado di stilare un contratto o di farsi rispettare dalle case farmaceutiche”, conclude Zanni.