Astrazeneca, i Nas ad Anagni: trovati 29 milioni di dosi “nascoste”. L’Ue: «L’azienda chiarisca»
Nel braccio di ferro tra Ue e Astrazeneca sulla consegna delle dosi irrompe una nuova circostanza: nello stabilimento Catalent di Anagni sono stoccati 29 milioni di dosi di cui le autorità europee non erano a conoscenza. La scoperta è stata fatta dai Nas nell’ambito di un’ispezione disposta dal governo italiano su richiesta della Commissione Ue, che sarebbe stata mossa dal sospetto di una strategia dell’azienda per favorire l’esportazione.
I Nas trovano 29 milioni di dosi Astrazeneca ad Anagni
L’ispezione è avvenuta tra sabato e domenica e i lotti controllati risultavano destinati al Belgio, dove si trova la base logistica per lo smistamento. La notizia dell’ispezione, anticipata da La Stampa e rilanciata a livello internazionale da Bloomberg, ha poi trovato riscontro in una nota di Palazzo Chigi. Il governo ha precisato che le dosi non sono bloccate, ma i Nas controllano tutti i lotti in uscita.
L’ira di Bruxelles: “L’azienda chiarisca che intenzioni ha”
“Sta alla compagnia chiarire quali intenzioni ha. Da parte nostra, possiamo solo dire che AstraZeneca è molto lontana dal rispettare gli impegni previsti nel contratto”, ha commentato il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea Valdis Dombrovskis, in conferenza stampa a Bruxelles. Dombrovskis, infatti, ha ricordato che Astrazeneca dovrebbe consegnare 30 milioni di dosi nel primo trimestre, che scadrà tra una settimana. Ma, ad oggi, “non sono affatto vicini a quella cifra”. Per il responsabile Salute del gruppo Ppe all’Europarlamento Peter Liese, poi, queste notizie “lasciano senza parole. Se sono vere, dimostrano che servono con urgenza restrizioni alle esportazioni. AstraZeneca – ha concluso il politico tedesco – dovrebbe chiarire immediatamente, altrimenti un’intera industria finirà alla gogna”.
I sospetti delle autorità europee
Stando a quanto riferito da La Stampa, per le autorità comunitarie l’escamotage per destinare quelle dosi ad altri mercati, primo fra tutto quello britannico, si potrebbe annidare nel meccanismo dei controlli. Parte delle fiale trovate ad Anagni, infatti, arriverebbe dallo stabilimento produttivo di Leida, nei Paesi Bassi, che però non è ancora autorizzato. Dunque, quelle fiale, benché pronte per l’uso, formalmente non sarebbero commercializzabili nell’Ue. Ancora secondo il quotidiano torinese, le istituzioni comunitarie ora sospetterebbero che l’azienda abbia tardato a fornire la documentazione necessaria per l’autorizzazione per poter destinare più agevolmente le dosi ad altri mercati. E, ancora una volta, da Bruxelles si guarda con diffidenza alla Gran Bretagna, con la quale dunque la guerra dell’export dei vaccini sembra complicarsi sempre di più.
Astrazeneca: “Non ci sono esportazioni pianificate”
Astrazeneca ha spiegato che “non ci sono esportazioni attualmente pianificate se non verso Paesi Covax“. Ad Anagni, ha aggiunto, “ci sono 13 milioni di dosi di vaccino in attesa del controllo qualità prima di essere destinate a Covax, come parte del nostro impegno a fornire milioni di dosi ai Paesi a basso reddito”. “Il vaccino è stato prodotto al di fuori dell’Ue. Poi portato nello stabilimento di Anagni per essere infialato”, ha proseguito AstraZeneca. “L’Ue – ha aggiunto l’azienda – sostiene pienamente la fornitura di Paesi a basso e medio reddito attraverso l’iniziativa Covax. Ci sono poi – ha aggiunto la compagnia – altri 16 milioni di dosi in attesa del controllo di qualità prima di essere spedite in Europa. Quasi 10 milioni di dosi saranno consegnate ai Paesi Ue durante l’ultima settimana di marzo. Il resto in aprile, perché le dosi vengono approvate per l’invio dopo il controllo di qualità”.