Covid, Porro asfalta Speranza: «Vi dico io perché quel ministro comunista ci tiene chiusi in casa»
Una voce dal sen fuggita o l’indizio di una revanche ideologica per imporre una nuova «egemonia culturale»? A chiederselo Nicola Porro, conduttore di Quarta Repubblica, su Rete4, nonché voce miracolosamente stonata nel coro di peana quotidianamente innalzato dai giornalisti a Mario Draghi. L’interrogativo Porro se lo è posto durante la sua trasmissione di lunedì scorso partendo dalle schizofreniche misure adottate dal governo in vista della Pasqua, con l’Italia rinchiusa in zona rossa. Tutti chiusi in casa, ma autorizzati ad espatriare. Le famiglie non possono riunirsi da mesi. Però, almeno in teoria, saremmo liberi di andare all’estero.
Porro conduce Quarta Repubblica
E qui scende in campo Porro. Lui è pronto a prendere la sua automobile per raggiungere la seconda casa, «per la quale pago l’Imu, tasse e utenze». Ma non può farlo. Per paradosso, invece, potrebbe volare a Tenerife. «Qual è la logica di queste e di altre chiusure?», si chiede sempre il conduttore. E qui torniamo alla revanche ideologica. Perché la risposta al suo interrogativo, Porro la trova nel libro, mai uscito, del ministro Roberto Speranza. Ricordate? Il titolo era tutto un programma: Perché guariremo. Quando l’autore si è reso conto di essere stato troppo ottimista, ne ha ordinato il ritiro. Ma non così rapidamente da farlo sparire del tutto. E infatti è proprio tra quelle pagine che Porro ha trovato la spiegazione ai suoi “perché”.
Il libro mai pubblicato del titolare della Salute
«Credo che, dopo tanti anni, controvento, ci sia davvero una nuova possibilità di costruire un’egemonia culturale su basi nuove», aveva scritto Speranza. Che nel disegnare il dopo-virus inciampava nella confusione dei ruoli. Ed è qui che scatta, veemente la reazione di Porro. Speranza, infatti, definisce il contesto post-Covid come «un’opportunità unica per radicare una nuova idea della sinistra». Quale? «Difendere e rilanciare i beni pubblici fondamentali, a partire dalla tutela della salute, del valore dell’istruzione e dalla difesa dell’ambiente». Il sospetto è d’obbligo. E Porro non lo nasconde. «È veramente questo il motivo per il quale dobbiamo stare rinchiusi?», chiede prima di dare la stoccata finale: «La differenza tra il comunismo e il lockdown è che con il lockdown almeno ci sono le serie televisive».