Crosetto, Arcuri? Credeva di essere Superman ed è inciampato su primule e banchi a rotelle
Tra critiche e sospetti. Retroscena e ipotesi, Crosetto su Arcuri valuta i fatti con la semplicità della logica e l’onesta intellettuale di chi, di fronte all’ultima defenstrazione di stato, non vuole né fare un martire, nè la santificazione. Ma solo un analista lucido e sincero della vicenda e dei suoi attori. E così commenta: «Credeva di essere Superman ed è inciampato su primule e banchi a rotelle». Sta di fatto che l’era Arcuri si chiude tra le polemiche. Nonostante l’apparente cordialità tra i due al commiato, la mossa di Draghi è suscettibile di poche interpretazioni: la sua gestione della pandemia è stata manchevole, nella migliore delle ipotesi. Stravagante, secondo una visione mediamente critica. Sbagliata nell’accezione dei più accesi detrattori del suo operato, che ancora non gli perdonano quelle scivolate su primule e banchi a rotelle. Comunque lo si voglia considerare, però, non facciamone un martire. Come sottolinea, con altre parole, Guido Crosetto interpellato sul caso.
Crosetto su Arcuri: «Assurdità come i banchi e rotelle o le primule impossibili da difendere»
«In primis dò per scontato che un nuovo governo cambi commissario come segnale di discontinuità» esordisce allora all’Adnkronos l’imprenditore, tra i fondatori di Fratelli d’Italia. Poi spiega: «La cacciata di Arcuri, o dimissioni, credo sia dovuta principalmente ai fatti di cronaca emersi sui giornali. È la logica conseguenza rispetto alle notizie uscite. Per quanto riguarda il suo operato, ho sempre detto due cose: primo ricordatevi che c’è una struttura e non ha agito da solo. E secondo nessuno poteva sostenere tutti i compiti che gli erano stati dati. Lui ha commesso il grave errore di accettarli sentendosi Superman, ma ha sbagliato ancor di più chi glieli ha dati». «Per il resto – prosegue Crosetto – ho difeso l’Arcuri dei primi tempi. Quando doveva gestire una situazione impossibile. Poi le assurdità come i banchi e rotelle o le primule sono cose impossibili da difendere. Anche come scelta tecnica e politica».
Meloni su Arcuri: «Quelli che lo hanno difeso per mesi oggi plaudono a Draghi che l’ha rimosso»
E se Crosetto risale all’origine del fallimento. A quelle super assegnazioni del suo mandato decise da Conte, Giorgia Meloni esamina invece la questione da un altro pun to di vista. Del resto: dimissioni, cacciata, sostituzione. Cambiando l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia. Di fatto, Arcuri è stato sollevato dal suo incarico. Il che, a prescindere dalla valutazioni sul suo operato, implica una considerazione da fare. Che è quella fatta da Giorgia Meloni. La quale, sull’addio del super-commissario sostituito dal generale di Corpo d’armata, Francesco Paolo Figliuolo, rileva: «Gli stessi che hanno difeso per mesi a spada tratta Arcuri (nonostante scandali e sprechi) – ha postato su Twitter la presidente di Fdi – oggi plaudono a Draghi che lo ha rimosso. In un mondo di banderuole al vento, sono sempre più fiera della serietà di Fratelli d’Italia. Sempre dalla parte degli italiani».
Anche Italia Viva scarica Arcuri. Adesso…
Proprio vero. E lo conferma, tra gli altri in queste ore, Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva al Senato. Il quale, unendo l’utile al dilettevole, coglie due piccioni con una fava: plaudendo all’apertura della crisi di Iv da un lato. E bocciando Arcuri, commissario del governo di cui i renziani facevano parte, dall’altro. Assestando con l’occasione un ulteriore colpo a Conte, reo di aver nominato il super-commissario tuttofare. E così, alla trasmissione “L’Italia s’è desta” su Radio Cusano Campus, Faraone asserisce: «Il fatto che in poche settimane siano stati cambiati il capo della Protezione Civile e il Capo dell’emergenza sanitaria vuol dire che tanto bene non stavano facendo. Le ragioni per cui abbiamo aperto la crisi le stanno comprendendo tutti sempre di più. Abbiamo rimproverato a Conte di aver caricato su una sola persona troppe responsabilità».
Feltri adombra un sospetto: cosa c’è dietro la scelta di rimuoverlo?
Insomma, tra chi lo compiange. Chi ne fa un martire. Chi lo utilizza come parafulmine: fatto sta che le vere ragioni dell’avvicendamento al ruolo di commissario straordinario dell’emergenza Covid sono ancora tutte da sviscerare. Un sospetto che tra i primi ha provato ad esorcizzare il direttore di Libero, Vittorio Feltri, che, sempre all’Adnkronos, sulla vicenda ha commentato: «Una scelta non elegante – fa notare ilo giornalista –. È stato lì per due anni ed ora in fretta e furia lo mandano via a 20 giorni dalla scadenza. Mi sembra anche un po’ paradossale. Venti giorni sono niente»… Cosa potrebbe aver determinato, quindi, questa decisione repentina? «Forse le pressioni che ha ricevuto lo stesso Draghi da parte dei suoi collaboratori», ipotizza Feltri. Ai posteri l’ardua sentenza...