“Dal 6 aprile apriremo a pranzo e a cena. Non abbiamo più nulla da perdere”: il grido del Mio Italia

25 Mar 2021 15:01 - di Gabriele Alberti
Mio Italia

Avviliti e devastati, i ristoratori costituiscono la categoria forse più massacrata dall’emergenza Covid. Passano i governi e per loro non cambia nulla, anzi le cose peggiorano. Ora sono a un punto di non ritorno. «Da martedì 6 aprile i piccoli imprenditori del comparto dell’ospitalità a tavola (Horeca) associati a MIO Italia, apriranno a pranzo e a cena. Non è una provocazione, né un atto dimostrativo, ma una questione di sopravvivenza». Un grido di dolore. Lo ha lanciato Paolo Bianchini, presidente di MIO Italia, Movimento Imprese Ospitalità.

I ristoratori del Mio Italia a un punto di non ritorno

Zona rossa o meno, questo è il loro intento. “Apriremo”. «Da un anno i piccoli imprenditori dell’ospitalità a tavola sono costretti a chiudere-aprire-chiudere, in contrasto con le evidenze scientifiche. Senza prospettive, programmazione, piani di rilancio, indennizzi ragionevoli, interventi sui costi fissi. Nulla. Non sono più padroni del presente e del futuro e di quello delle loro famiglie. Con l’ultimo decreto Sostegno è stata prevista una elemosina, fra l’altro in arrivo dopo il 10 aprile», ha aggiunto Paolo Bianchini.

“Abbiamo perso già tutto”

«Nel frattempo, prosegue lo stillicidio di fallimenti e continuano ad arrivare gli sfratti esecutivi e le convocazioni in tribunale. Il Paese, come conseguenza delle decisioni scellerate della politica, sta perdendo, una dopo l’altra, aziende importanti che complessivamente creavano il 30 per cento del Pil. Non solo. Lo Stato assiste inerme e irresponsabilmente al collasso dei prodotti Made in Italy e del settore della distribuzione, esposto finanziariamente con gli istituti bancari proprio a causa dei blocchi al comparto Horeca e dei conseguenti crediti deteriorati», ha spiegato Paolo Bianchini.

La constatazione desolante: «Nessuno di noi ha più nulla da perdere. Di fronte al funerale certo di bar, ristoranti, pizzerie, pub, il direttivo di Mio Italia si è riunito per deliberare l’unica opzione possibile, una scelta obbligata: andare contro le norme e aprire, seguendo tutte le misure anti-covid, ma aprire. A pranzo e a cena. Sempre», ha concluso Paolo Bianchini.

Parisella: “Il decreto Sostegni è un’elemosina”

Incalza Ferdinando Parisella, segretario nazionale del MIO: “Eppure è così semplice da capire che qualunque attività, per coprire i costi fissi, ha bisogno di ricavi. L’affitto come lo paghi? E c’è tutti i mesi. Lo capiscono anche all’asilo Mariuccia. Le utenze, come le paghi? I contributi? Le tasse locali e nazionali? Oppure si vuole far credere che un contributo da elemosina che arriverà ad aprile possa sostenere il tutto? Qui si chiede di lavorare per onorare gli impegni. Con i “protocolli di sicurezza” adottati dal primo giorno di riapertura nel maggio 2020”.

I danni ormai sono ingenti, difficilmente recuperabili, fa presente Parisella: “Ricordo a tutti che dalla fine di ottobre 2020, quando aperti, siamo stati chiusi la sera! I danni ormai sono noti, tutto il comparto dell’accoglienza, compresa la filiera, vuole solo tornare a lavorare per non peggiorare ancora di più la vita di milioni di italiani con le loro famiglie”.

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