Drammatica accusa del cardinale Zen: «In Vaticano regnano sacrileghi e ladri»
Ha fatto rumore negli ambienti vaticani, la straordinaria disposizione della Segreteria di Stato che vieta le messe individuali nella basilica di San Pietro. Alle tante voci di protesta della chiesa più tradizionalista si unisce in queste ore quella del cardinale cinese Joseph Zen.
“Assurdo vietare le messe private a San Pietro”
L’ottuagenario porporato di Hong Kong, creato cardinale da Benedetto XVI (nella foto) in una lettera aperta pubblicata sul suo sito e indirizzata al cardinale Robert Sarah denuncia l’illegittimità della decisione. «Dolore e indignazione invadono il mio cuore a sentire certe notizie incredibili. Hanno vietato le messe private a S. Pietro!? Se non fosse per le restrizioni imposte dal Coronavirus, prenderei il primo volo per venire a Roma e mettermi in ginocchio davanti alla porta di Santa Marta (ora residenza Papale) fino a quando il Santo Padre non avrà ritirato questo editto».
Dietro il pretesto del coronavirus
Il porporato cinese fa riferimento al recente provvedimento emanato dalla Segreteria di Stato su ordine di Papa Francesco che, per rendere più ordinate le messe in basilica, ha permesso solo 4 celebrazioni giornaliere senza folla, per via del coronavirus, ma soprattutto ha vietato la prassi finora seguita da preti, missionari, vescovi, cardinali in transito a Roma di andare liberamente all’altare a celebrare una messa come è sempre stato per secoli e secoli. Del resto un luogo di culto nasce proprio per accogliere preghiere, celebrazioni, riti.
Il cardinale Zen attacca “Via le mani sacrileghe da San Pietro”
Zen è a dir poco furioso. L’editto – come lo chiama lui – è segno di uno strapotere da parte della Segreteria di Stato. «Via le mani sacrileghe dalla casa comune di tutti i fedeli del mondo. Si accontentino di tessere la loro diplomazia mondana con il padre della menzogna e facciano pure della Segreteria di Stato una tana di ladri ma lascino in pace il devoto popolo di Dio. Poi cita un passo del Vangelo di Giovanni». Due sole parole: “Era notte”. Come a far capire il momento drammatico della Chiesa.
Tuttavia come osserva il vaticanista Marco Tosatti, che è stato tra i primi a denunciare l’editto, «stupisce il silenzio di tanti cardinali e vescovi che lavorano in Vaticano su un tema che dovrebbe toccarli di persona». Possibile che l’unico insofferente sia solo un vecchio cardinale di Hong Kong?