Droga, i richiedenti asilo corrieri di nigeriani e albanesi: Roma snodo del traffico internazionale (video)

9 Mar 2021 13:56 - di Agnese Russo
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C’era anche il centro per richiedenti asilo di via della Riserva Nuova, a Roma, tra le basi logistiche delle tre organizzazioni di trafficanti di droga, smantellate oggi dai carabinieri della Compagnia Parioli, con la maxi operazione “Tibus”, che ha portato a 55 arresti. Le tre organizzazioni, due nigeriane e una albanese, utilizzavano giovani richiedenti asilo, con lo status di rifugiato, come corrieri. Lo stesso Sprar di via della Riserva nuova, inoltre, era utilizzato come centrale di spaccio.

Una macchina criminale organizzatissima

La macchina criminale era organizzatissima: gli albanesi fornivano la droga, per lo più marijuana e cocaina, che arrivava da Valona; le due organizzazioni nigeriane la smistavano in ambito nazionale ed europeo, avvalendosi dei corrieri reclutati tra i richiedenti asilo, che viaggiavano su mezzi pubblico come bus e treni.

I richiedenti asilo usati come corrieri della droga

L’operazione, che prende il nome dalla stazione di bus, Tibus, alla stazione Tiburtina, è scattata all’alba di oggi. I carabinieri di Roma hanno operato coordinandosi con quelli delle province di Brescia, Modena, Macerata, Genova (Rapallo), Parma, Reggio Calabria (Cittanova), nonché con i colleghi all’estero in Germania (città di Kothen) ed in Albania (Valona). Le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip del Tribunale di Roma su richiesta della competente Direzione distrettuale antimafia, hanno disposto il carcere per 55 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di appartenere a tre distinte associazioni, finalizzate al traffico illecito di sostanza stupefacente, di produzione traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti, di falsità per induzione in errore del pubblico ufficiale. Si tratta di 52 uomini e 3 donne: 27 cittadini albanesi; 23 nigeriani; 4 italiani; 1 gambiano.

Il caso della donna che uccise i figli a Rebibbia

Tra le donne arrestate già nella fase delle indagini c’è anche Alice Sebesta, la donna tedesca di origini georgiane che nel settembre del 2018 uccise i due figli in carcere, lanciandoli dalle scale del reparto nido di Rebibbia, dove era detenuta. Anche Sebesta era stata arruolata come corriere. Al momento dell’arresto fu trovata a bordo di un’auto con i figli e due nigeriani. Nel bagagliaio dell’auto, nascosti tra i vestiti dei bambini, c’erano 11 chili di marijuana. La donna li avrebbe dovuti portare in Germania per conto dei nigeriani. Per l’assassinio dei figli, i giudici hanno assolto Sebesta per vizio di mente e l’hanno destinata a una Rems, una delle strutture sanitarie per l’esecuzione di misure di sicurezza per persone nelle sue condizioni, dove attualmente si trova ancora.

 

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