Enrico Letta il “francese” saprà difendere l’Italia? I dubbi sul doppio ruolo del neo leader del Pd
12 Mar 2021 18:09 - di Luca Maurelli
Professor Enrico Letta, tornerà in politica? “No, assolutamente no. Sto benissimo dove sono”. Perché? “E’ stata una scelta che ho fatto, quella di impegnarmi in una professione che mi appassiona, e credo sia giusto così. Oggi tocca ad altri assumersi le responsabilità politiche per le scelte che fanno. Io osservo e do il mio contributo in un altro modo”.
Parole e musica del nuovo che avanza a sinistra, intervistato nel 2017, il cervello in fuga a Parigi che si appresta a tornare a Roma, come se nulla avesse detto e nulla fosse accaduto. Proprio oggi l’ex premier Enrico Letta ha ufficializzato la sua candidatura alla segreteria del Pd senza dare troppe spiegazioni, come un Veltroni qualunque che torna dall’Africa invece di trasferirsi lì, come un Renzi dopo il referendum perso, come un Conte che resiste a fare il professore universitario il tempo di un fischio di Beppe Grillo.
Che nella vita politica si possa cambiare idea, anche più che nella vita reale, c’è poco da meravigliarsi, che nessuno abbia posto il problema del “conflitto d’interessi” di Enrico Letta, francese d’adozione e paladino di Macron, rispetto alla leadership di un partito italiano che deve difendere gli interessi nazionali, stupisce un po’ di più. Si dimetterà il parigino Enrico Lettà dai ruoli che svolge oltreconfine? Ovviamente no, non è necessario, considerata la diversità degli ambiti e la serietà del diretto interessato, ma il tema politico del patriottismo del futuro segretario del Pd potrebbe essere argomento di valutazione, alla luce di qualche elemento da considerare. Un tema politico perfino più rilevante del suo curriculum di gaffeur…
Parole e musica del nuovo che avanza a sinistra, intervistato nel 2017, il cervello in fuga a Parigi che si appresta a tornare a Roma, come se nulla avesse detto e nulla fosse accaduto. Proprio oggi l’ex premier Enrico Letta ha ufficializzato la sua candidatura alla segreteria del Pd senza dare troppe spiegazioni, come un Veltroni qualunque che torna dall’Africa invece di trasferirsi lì, come un Renzi dopo il referendum perso, come un Conte che resiste a fare il professore universitario il tempo di un fischio di Beppe Grillo.
Che nella vita politica si possa cambiare idea, anche più che nella vita reale, c’è poco da meravigliarsi, che nessuno abbia posto il problema del “conflitto d’interessi” di Enrico Letta, francese d’adozione e paladino di Macron, rispetto alla leadership di un partito italiano che deve difendere gli interessi nazionali, stupisce un po’ di più. Si dimetterà il parigino Enrico Lettà dai ruoli che svolge oltreconfine? Ovviamente no, non è necessario, considerata la diversità degli ambiti e la serietà del diretto interessato, ma il tema politico del patriottismo del futuro segretario del Pd potrebbe essere argomento di valutazione, alla luce di qualche elemento da considerare. Un tema politico perfino più rilevante del suo curriculum di gaffeur…
Enrico Letta, Macron e quella candidatura spinta dalla Francia
Era il giugno del 2019 quando Enrico Letta fu indicato dalla Francia e dalla Germana, ma non dall’Italia, per la presidenza del Consiglio europeo (candidatura già sfumata nel 2014 a causa del veto di Renzi) nel tentativo di dare un segnale di europeismo all’Italia, in quel periodo governata dal “sovranista” ed euroscettico Conte, con M5S e Lega. “Germania e la Francia hanno sottoposto ufficiosamente alla nostra diplomazia l’idea di riservarci la presidenza del Consiglio europeo”, scriveva l’Agi, spiegando l’irritazione di Conte. Non se ne fece nulla, proprio perché la proposta arrivava da paesi stranieri, Francia in testa, e Letta veniva considerato troppo europeista.
E per qualcuno anche troppo francese, visto che Letta dal 2014 era professore a Parigi a Sciences-Po (Institut d’Etudes politiques de Paris), da luglio 2016 Presidente del “Jacques Delors Institut“, think tank fondato dall’ex Presidente della Commissione Europea Jacques Delors, con sedi a Parigi e Berlino, aveva insegnato alla Haute Ècole de Commerce di Parigi e dal 25 marzo 2016 è commendatore di Francia, insignito con decreto presidenziale della Legion d’Onore dal presidente della Repubblica francese, François Hollande (con lui nella foto in alto).
Poi, dopo lo “stai sereno” di Renzi, la svolta: il 9 giugno 2015 Letta rinuncia al seggio in Parlamento al fine di dedicarsi all’insegnamento universitario e annuncia la decisione di trasferirsi a Parigi per dirigere la Scuola di affari internazionali dell’Istituto di studi politici di Parigi e l’annuncio di voler abbandonare definitivamente (o quasi…) la politica.
E per qualcuno anche troppo francese, visto che Letta dal 2014 era professore a Parigi a Sciences-Po (Institut d’Etudes politiques de Paris), da luglio 2016 Presidente del “Jacques Delors Institut“, think tank fondato dall’ex Presidente della Commissione Europea Jacques Delors, con sedi a Parigi e Berlino, aveva insegnato alla Haute Ècole de Commerce di Parigi e dal 25 marzo 2016 è commendatore di Francia, insignito con decreto presidenziale della Legion d’Onore dal presidente della Repubblica francese, François Hollande (con lui nella foto in alto).
Poi, dopo lo “stai sereno” di Renzi, la svolta: il 9 giugno 2015 Letta rinuncia al seggio in Parlamento al fine di dedicarsi all’insegnamento universitario e annuncia la decisione di trasferirsi a Parigi per dirigere la Scuola di affari internazionali dell’Istituto di studi politici di Parigi e l’annuncio di voler abbandonare definitivamente (o quasi…) la politica.
Un lettore del “Secolo” ci chiede: “Le nostre aziende saranno protette?”
“A nessuno è venuto in mente che questo signore potrebbe lavorare nell’interesse dei francesi che, notoriamente hanno notevoli appetiti nei confronti delle nostre aziende e , comunque, contrapposti ai nostri in campo internazionale? Vedi Libia, Medio oriente, Nord africa etc. Ora diviene segretario del partito democratico, perchè proprio lui? Possibile che in casa dem non ci fosse nessuno migliore di lui? Queste spiegazioni andrebbero chieste in Parlamento. Oppure sono un inguaribile e sospettoso Patriota?”, ci chiede un lettore, il signor Vincenzo Traversi.
La domanda, caro lettore, andrebbe girata al Pd: ma a quale Pd, esattamente?