Feltri massacra Zingaretti: «Poveraccio, non esiste». E Moni Ovadia sentenzia: «Il Pd è morto»

8 Mar 2021 14:02 - di Angelica Orlandi
Zingaretti Feltri Pd

Il combinato disposto dimissioni di Nicola Zingaretti dalla segretaria del Pd, più l’ospitata da Barbara D’Urso per farsi “coccolare” un po’, offrono  l’assist a Vittorio Feltri (e non solo) per triturare la statura dell’ex segretario. Con il suo solito modo ruvido il direttore di Libero esordisce: “Si è liberato da una rogna. Al suo posto minaccia di subentrare Grillo, cosicché, nell’eventualità, gli ex comunisti cesseranno di far piangere e finalmente faranno ridere“. Un inizio al fulmicotone.

Feltri su Zingaretti: “Non è antipatico, non esiste…”

“Bisogna poi dire che il loro problema non è la mancanza di una guida illuminata -cannoneggia Feltri – ma la mancanza del partito che da tempo si è sfasciato, ormai è un rudere, rotola di qua e di là senza sapere dove andare e con chi”. Ancora più diretto quando si parla della successione a Zingaretti: “Ci si interroga su chi sarà a sostituirlo alla segreteria e le ipotesi sfiorano la comicità. Pare che le preferenze siano per una donna, ma l’unica che abbia un minimo di struttura è la Finocchiaro. Una siciliana intelligente però da parecchi anni finita dietro le quinte. Ma la candidatura più divertente è quella del buffone ligure di talento ossia Grillo, il quale si è montato la testa come accade a chi ne ha poca. Dopo aver fondato e affondato il M5S, ambisce a salire sul trono dei nipotini di Berlinguer allo sbando. Speriamo che ce la faccia, così ucciderà anche loro e oltre al partito finirà anche la partita…”.

Feltri: “Pd ammucchiata di mediocri”

Del resto se la sono voluta, spiega Feltri: “Per dire quanto sono balordi continuano a cavalcare il peggio del peggio, dall’antifascismo maniacale, al femminismo più trito e al conformismo; senza contare il politicamente corretto che è un brodino caldo ma indigesto”. Ma, a parte i temi, “non c’è una personalità forte, essi costituiscono una ammucchiata di mediocri incapaci di stilare un programma utile per il Paese. Hanno l’ambizione di rimanere in Parlamento e possibilmente al governo in compagnia di amici e nemici§: per esempio i pentastellati e perfino i leghisti. La loro linea a zig zag rimbambisce anche l’elettorato, sempre più esiguo e sfiduciato”.

Poi è uno spasso: “Lo stesso Zingaretti, parlandone da vivo, non ha mai brillato. Le sue parole al vento non hanno mai convinto nessuno, nemmeno lui stesso, tanto è vero che si è contraddetto con irrisoria facilità; passando da una sponda all’altra della politica senza fare una piega (…). Poveraccio, non è antipatico, non esiste”. Esiste da Barbara D’Urso, dove è andato domenica con grande cordialità. Si davano del tu, ha gettato un po’ di veleno contro i suoi (“Loro stanno nei salotti, io sono venuto qui”). Insomma la base è furente per questa metamorfosi.

Moni Ovadia: “Sono anni  che dico che il Pd è morto…”

Uno come Moni Ovadia, ad esempio, convintamente di sinistra ma libero di mente, non può fare a meno di dichiarare all’Adnkronos: ”Ormai si è perso il senso di ciò che è la politica che diventa soprattutto strumento di comunicazione nei talk show, divenuti strumenti di ‘distrazione di massa’. Trovo assurdo che il segretario di un partito che si definisce progressista vada dalla D’Urso a spiegare le proprie ragioni”. E sulla “lapide”: “Sono anni -aggiunge- che dico che il Pd è un partito morto perché il Pd, e stavolta lo ha detto Zingaretti, è preso solo dal potere e a distribuire poltrone e incarichi, dove è il potere ad agire su banche, ospedali, teatri e per mettere i propri ‘yes men'”.

 

 

 

 

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