Gli espulsi dal M5S all’attacco: «Non moriremo moderati». E su Dibba: «Non ci servono leader»
Eccoli qua i grillini che non ci stanno a «morire democristiani». E neanche «liberali e moderati», come ha in qualche modo invitato a fare Luigi Di Maio in una recente intervista, che ha fatto sobbalzare dalla sedia Marco Travaglio. Sono in 13 e tutti condividono la condizione di espulsi dal M5S per il loro “no” al governo Draghi. E loro lo rivendicano con una punta di orgoglio. «Nasciamo come opposizione a questo governo», sottolinea infatti Andrea Colletti nella conferenza stampa di presentazione della componente politica. Il cui nome è già un programma: “L’Alternativa c’è“.
In 13 fondano L’Alternativa
«Il governo è l’autobiografia di una nazione in declino – incalza Pino Cabras -. Non vogliamo essere compartecipi delle cose che abbiamo sempre combattuto». L’ostacolo insormontabile ai loro occhi è soprattutto il premier. «Draghi è stato colui che chiuse i rubinetti della Bce – continua Cabras – creando un problema sociale pagato da una vasta porzione della popolazione greca». Ma il nome di Draghi è anche la via più spedita per arrivare a quello di Giuseppe Conte. È sempre Cabras a parlare. «Sappiamo – ironizza – che il gruppo dirigente M5S sta costituendo una nuova realtà dove Conte rappresenta la figura dove far convergere il culto della personalità».
«Nel M5S culto della personalità per Conte»
L’obiettivo è ritagliarsi un ruolo. Ma non sarà facile. Lo si capisce dal velleitarismo che tracima dalle parole di Raffaele Trano. «Non lasceremo a FdI il ruolo di opposizione. Ma faremo noi una opposizione vigile». alla fine Sempre grillini restano. C’è tempo anche per il capitolo Di Battista. A parlarne è ancora Colletti. E non sono parole mielose. «Noi non abbiamo bisogno di leader in questo momento», puntualizza. «Di Battista – aggiunge – è una persona che si dà molto da fare fuori dal Parlamento. E noi siamo apertissimi a tutte le persone che si ritrovano nel nostro manifesto e che vogliono fare un percorso insieme a noi. Ma – conclude – i leader perdono vigore in pochissimo tempo».