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Il robot umanoide iCub, realizzato all’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), protagonista per la prima volta al mondo di un trattamento sperimentale nell’ambito di una ricerca sui disturbi dell’autismo all’interno di una struttura riabilitativa. Nei prossimi mesi il team Social Cognition in Human-robot Interaction di IIT guidato dalla ricercatrice Agnieszka Wykowska lavorerà insieme all’equipe riabilitativa del Centro Boggiano Pico di Genova, polo specializzato nel trattamento dei disturbi del neurosviluppo dell’Opera Don Orione, per testare l’efficacia dell’utilizzo del robot nel trattamento di bambini affetti da disturbo dello spettro autistico direttamente in un contesto ambulatoriale.
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Il robot umanoide iCub, realizzato all’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), protagonista per la prima volta al mondo di un trattamento sperimentale nell’ambito di una ricerca sui disturbi dell’autismo all’interno di una struttura riabilitativa. Nei prossimi mesi il team Social Cognition in Human-robot Interaction di IIT guidato dalla ricercatrice Agnieszka Wykowska lavorerà insieme all’equipe riabilitativa del Centro Boggiano Pico di Genova, polo specializzato nel trattamento dei disturbi del neurosviluppo dell’Opera Don Orione, per testare l’efficacia dell’utilizzo del robot nel trattamento di bambini affetti da disturbo dello spettro autistico direttamente in un contesto ambulatoriale. TWITTER +++ ATTENZIONE LA FOTO NON PUO’ ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L’AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA +++ ++ HO – NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++

Il Covid colpisce un bambino e gli provoca l’infarto: salvato per miracolo dai medici di Padova

Cronaca - di Monica Pucci - 3 Marzo 2021 - AGGIORNATO 3 Marzo 2021 alle 13:11

L’infezione da Covid può presentarsi in modo serio e con complicanze importanti anche nei bambini piccoli che non presentano malattie preesistenti. E a confermarlo è la storia di un bambino di 4 anni curato a Padova, che a distanza di tempo dal contagio si è aggravato fino a sviluppare anche un infarto. Un caso che, spiegano i ricercatori che lo hanno descritto, rappresenta a oggi “un unicum al mondo” nella letteratura della cardiologia pediatrica, e per questo e per il buon esito del trattamento è stato pubblicato sulla rivista ‘European Heart Journal’. La variante inglese, in particolare, inizia a preoccupare i pediatri di tutto il mondo.

L’odissea del bambino colpito dal Covid

Il piccolo, precedentemente sano, viene ricoverato per febbre, congiuntivite e rush cutaneo nell’ospedale di riferimento territoriale della propria residenza. Il tampone naso-faringeo risulta negativo, mentre gli anticorpi IgG anti Sars-CoV-2 sono positivi. E infatti circa un mese prima un suo familiare aveva contratto Covid-19, mentre il bimbi era sempre stato asintomatico. Ma evidentemente, spiegano gli autori dello studio, coordinato da Giovanni Di Salvo (con Elena Reffo e Valentina Stritoni), si era contagiato anche lui senza accorgersene, come accade spesso nei bambini, fatto che spiegherebbe la negatività al tampone.

Durante il ricovero, nonostante le cure iniziali, la situazione si aggrava. Il bimbo sviluppa dilatazione delle coronarie, alcuni giorni una valutazione cardiologica evidenzia un peggioramento ulteriore e viene trasferito nella cardiologia pediatrica dell’Azienda Ospedale/Università di Padova. Qui viene fatta diagnosi di dilatazione aneurismatica della coronaria sinistra con occlusione trombotica determinante un infarto acuto del miocardio.

Il salvataggio miracoloso dei medici di Padova

“Il bambino viene trattato con successo, la notte di Natale, in terapia intensiva pediatrica, per questa grave e potenzialmente letale complicanza, con un protocollo modificato di trombolisi, utilizzato per la prima volta al mondo dai cardiologi pediatri di Padova in un bambino affetto da sindrome infiammatoria secondaria al Covid”, spiega Di Salvo, del Dipartimento di salute della donna e del bambino dell’università di Padova.

“Abbiamo utilizzato – prosegue – un farmaco che scioglie i coaguli nel sangue, utilizzando così un protocollo mai applicato prima nei bambini affetti da Covid-19, ma usato nei pazienti pediatrici affetti dalla malattia di Kawasaki, caratterizzata da complicanze vascolari che possono interessare le arterie coronariche nei bambini. Oggi il piccolo è a casa con i suoi familiari, ma necessita di controlli cardiologici specialistici e farmaci antiinfiammatori e cardiologici per lungo tempo”.

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di Monica Pucci - 3 Marzo 2021