Il livore di Sofia Ventura: “No, quella della Meloni non potrà mai essere una destra moderna”
C’era da aspettarselo: l’editoriale sul Corriere della sera nel quale Ernesto Galli della Loggia suggerisce a Giorgia Meloni di trasformare FdI in un partito di destra conservatrice ha dato fastidio. E parecchio. Quindi le reazioni sono state di due tipi: o considerare Galli della Loggia un intellettuale ormai agée e fuori moda in cerca di padrini politici oppure tacciare di impresentabilità Giorgia Meloni.
La replica di Sofia Ventura a Galli della Loggia
In particolare si è distinta per livore la replica la docente universitaria Sofia Ventura, provenienza partito radicale, approdata sulle patinate pagine dell’Espresso e poi della Stampa dopo essere passata per la fondazione Fare Futuro ai tempi di Gianfranco Fini. Quest’ultimo, pur essendo stato segretario del Msi (al contrario della Meloni), non suscitava orrore in Sofia Ventura che forse si aspettava in caso di successo dello strappo finiano dal Pdl (2009) una qualche visibilità anche sul piano politico.
Anche Giannini bollò la leader di FdI come pericolosa per la democrazia
Roba vecchia. Superata. Ora Sofia Ventura si fa portavoce della linea del direttore della Stampa Massimo Giannini che bollò la leader di Fratelli d’Italia come impresentabile al pari di Jake Angeli, lo “sciamano” che fu tra i protagonisti dell’assalto a Capital Hill lo scorso gennaio. Una tesi opposta a quella di Galli della Loggia, il cui elogio deve essere sembrato un azzardo intollerabile alla cupoletta progressista imbevuta di “woke culture“. Allo stesso modo pare pensarla Angelo Panebianco (di cui Sofia ventura è stata allieva) quando sempre sul Corriere lamenta il poco spazio di agibilità politica dei veri liberali che guardano con ostilità alla destra populista e alla sinistra giustizialista.
Contro Meloni la solita tiritera demonizzante
Questo il contesto. Nel quale Ventura inietta le sue personali valutazioni demonizzanti. Una carrellata di luoghi comuni nell’attacco a FdI e di presunzione nella critica a Galli della Loggia. La tesi del quale sarebbe una “stupidaggine spropositata”. Mentre Giorgia Meloni è solo “una brillante demagoga”, “ambigua”, con una visione “reazionaria e illiberale”, leader di un partito che oscilla tra estremismo e populismo radicale. Una raffica di etichette preconfezionate che la liberale Ventura sciorina come proiettili verbali contro la nemica Meloni.
L’accusa di neofascismo, rifiutata da GdL, rilanciata da Sofia ventura
Che ne ha fatte di cotte e di crude, secondo lei, per meritarsi quelle che Galli della Loggia chiama “smargiassate dell’antifascismo di professione”. E via con l’elenco delle malefatte di Giorgia Meloni: tra i suoi – accusa ventura – c’è chi fa le cene celebrative della Marcia su Roma, chi fa saluti romani, e il suo partito ha come simbolo la “nota fiamma tricolore”. Una specie di marchio di infamia per lei. Poi, Meloni ha sostenuto regimi illiberali come quello di Orban. Ha definito Soros “usuraio” (stereotipo antisemita). E ancora Meloni incita all’odio contro gli immigrati, e parla di sostituzione etnica. E guai a indicare a questa destra la mission di una nuova solidarietà organica contro l’individualismo. Perché Ventura, da vera liberale intrisa di intolleranza, se ne risente.
Spirito liberale e intolleranza verso il nemico
Stupisce il parallelismo tra le sue accuse e quelle di un qualunque centro sociale, tra i suoi strali e quelli lanciati da una qualunque sardina. Un leader populista, dice Ventura, non può diventare mai “normale”, non sarà mai moderno, né tantomeno democratico. Ci hanno già provato, sostiene, ed è andata male. Si riferisce a Berlusconi? Può essere. Che ci faceva allora lei nel comitato di direzione della rivista di Forza Italia IdeAzione? Si riferisce a Gianfranco Fini? E perché allora andava in tv come rappresentante della fondazione di Gianfranco Fini? A proposito di ambiguità, insomma, anche Ventura ne deve spiegare parecchie.