Inail, con la terza ondata crescono le morti bianche. Un terzo riguarda il personale sanitario
In aumento le morti bianche, a causa del covid. L’86,0% delle denunce all’Inail di contagiati sul lavoro riguarda lavoratori italiani. Il restante 14,0% sono stranieri. Concentrati soprattutto tra i lavoratori rumeni (pari al 21,0% dei contagiati stranieri), peruviani (13,2%), albanesi (8,0%), moldavi (4,4%) ed ecuadoriani (4,3%).
Inail: in aumento le morti sul lavoro causa covid
Un numero altissimo e preoccupante. I contagi sul lavoro da Covid-19 denunciati all’Inail dall’inizio della pandemia allo scorso 28 febbraio sono 156.766. Pari a circa un quarto del complesso delle denunce di infortunio sul lavoro pervenute all’Istituto dal gennaio 2020. E al 5,4% del totale dei contagiati comunicati dall’Istituto superiore di sanità (Iss) alla stessa data.
Rispetto alle 147.875 denunce rilevate dal monitoraggio mensile precedente, i casi in più sono 8.891 (+6,0%).
L’83% dei decessi riguarda gli uomini
A morire di Covid sul lavoro, rileva l’istituto, sono soprattutto gli uomini (83,0%). Di questi il 71,4 % appartengono alla fascia di età compresa tra i 50 e i 64 anni. Gli over 64 anni sono il 19. L’8,6 appartiene alla fascia 35-49 anni. La percentuale scende a 3 tra i lavoratori più giovani al di sotto dei 35 anni. Il rapporto tra i generi si inverte prendendo in considerazione tutti i contagi sul lavoro da Covid-19. La quota femminile sul totale, infatti, è pari al 69,6%.
Il numero delle lavoratrici contagiate supera quello dei lavoratori in tutte le regioni. A eccezione della Sicilia e della Campania, dove l’incidenza delle donne sul complesso delle infezioni di origine professionale è, rispettivamente, del 47,0% e del 45,3%.
L’età media dei contagiati dall’inizio dell’epidemia è di 46 anni per entrambi i sessi (59 per i deceduti).
Il personale sanitario la categori più colpita
Dall’analisi per professione emerge che circa un terzo dei decessi riguarda il personale sanitario e socio-assistenziale. La categoria dei tecnici della salute, in particolare, è quella più coinvolta dai contagi. Con il 39,0% delle denunce complessive. L’82,8% delle quali relative a infermieri, Seguono gli operatori socio-sanitari con il 19,3% delle denunce (e il 4,9% dei decessi), I medici con il 9,0% (6,8% dei decessi). E ancora gli operatori socio-assistenziali con il 7,3% (2,9% dei decessi). E il personale non qualificato nei servizi sanitari (ausiliario, portantino, barelliere) con il 4,8% (4,1% dei decessi).
Morti sul lavoro, risalgono con la terza ondata dopo la riduzione estiva
Tra le altre professioni spiccano gli impiegati amministrativi, con il 4,0% delle denunce e l’11,1% dei casi mortali. Gli addetti ai servizi di pulizia, i conduttori di veicoli e i direttori e dirigenti amministrativi e sanitari. L’andamento dei contagi per mese mostra per le professioni sanitarie una progressiva riduzione dell’incidenza dei casi tra le prime due fasi della pandemia. E un incremento nella terza. I tecnici della salute (prevalentemente infermieri), in particolare, sono passati dal 39,2% del primo periodo, fino a maggio compreso, al 23,5% del trimestre giugno-settembre. Per poi ritornare al 39,5% nel periodo ottobre 2020-febbraio 2021. Allo stesso modo i medici. Sono scesi dal 10,1% della fase di lockdown al 5,5% di quella ‘post lockdown’. Ma poi hanno fatto registrare un’incidenza dell’8,6% nella ‘seconda ondata’ dei contagi.
Altre professioni, con la ripresa delle attività, hanno visto invece aumentare l’incidenza delle infezioni tra le prime due fasi e registrato una riduzione nella terza. E’ il caso, per esempio, degli esercenti e addetti nelle attività di ristorazione. I più colpiti dalle chiusure delle attività.