“La cattiva strada”: il romanzo nero che parla d’amore, crimini e sfigati tra De André e Bukowsky
“A chi diceva è stato un bene, raccomandò non vi conviene, venir con me dovunque vada, ma c’è amore un po’ per tutti, e tutti quanti hanno un amore sulla cattiva strada, sulla cattiva strada…”. C’è sempre un amore da incrociare, su una strada sbagliata che diventa cattiva quando ormai è troppo tardi per tornare indietro, ce lo insegnano quei versi di Fabrizio De André che forse – ma non lo sapremo mai, visto che abbiamo a che fare con giallisti e romanzieri noir – ha ispirato il titolo della raccolta di racconti “La cattiva strada” (pp.238, Filigrana, AAVV, 2021), opera collettiva pervasa da amara ironia, da gennaio nelle librerie, le peggiori, ovviamente.
L’editoria sperimentale che cerca talenti anche sul web
Siamo nel campo dell’editoria indipendente, che potremmo definire sperimentale, con un esperimento di editoria partecipativa sia cartacea che digitale realizzata dalla casa editrice Filigrana, che opera sull’asse Napoli-Barcellona grazie all’iniziativa di Tanai Baculo, che ha selezionato personalmente le migliori proposte di racconti “noir” che gli sono pervenute lavorando poi di bisturi e mannaia per aggiustarli nella forma e nella lunghezza, fino a comporre un puzzle di emozioni a sfondo criminale, onirico e sociologico.
Nella raccolta di storie “di cattive strade” si alternano personaggi di varia disumanità, che poi sono i nostri vicini di casa, i nostri amici di sempre, i passanti che ti osservano sotto casa e che nascondono i loro universi paralleli. Gli scrittori esordienti ci danno dentro con dettagli, intrighi, suggestioni, colpi di scena, con uno stile che va dall’underground al flusso di coscienza. Nel libro si alternano i racconti di Andrea Raguzzino, Denise Antonietti, bellunese trasferitasi a Napoli, Simone Fiocco, Simona Mongiello, Deanna Morlupi, Carlo Pizzoni, Gianmarco Tomaselli, Giuseppe Vivona.
Il Jack Rubino di Andrea Raguzzino, in stile Bukowsky
L’apertura del libro è affidata a un avvocato-scrittore napoletano, Andrea Raguzzino, che sceglie i toni narrativi sprucidi e diretti di Charles Bukowski, dipingendo il suo protagonosta, Jack Rubino, detective privato di serie C che cerca senza troppa convinzione la sua grande occasione, fino a rincorrerla a a perderla, dai grattacieli di New York alle calle di Venezia.
Allievo di un improbabile capo di nome Peter Camaleone, inizia la sua mattinata nel modo peggiore, come tutti i falliti, mentre l’autore ci dettaglia la sua attività urinaria, proprio come avrebbe fatto Bukosky: “Come è possibile che ad un uomo piaccia essere svegliato alle 6.30 da una sveglia, scivolare fuori dal letto, vestirsi, mangiare a forza, cagare, pisciare, lavarsi i denti e pettinarsi…”, avrebbe scritto lo scrittore statunitense, specialista in alcolisti, sfigati e dannati. “Mi sono fatto fregare un’altra volta, dannazione, pensò Jack mentre si lavava le mani dopo aver pisciato, alzò gli occhi e que che vide allo specchio non gli piacque per niente…”, è l’incipit di Raguzzino, avvocato nella vita, musicista per passione, scrittore per ispirazione. Il suo Jack Rubino, investigatore provato, più che privato, può aprire un ciclo e diventare protagonista di una saga, con i suoi clienti, come quella donna che entra nel suo ufficio vestita da circense. Ammesso che egli stesso sopravviva al suo racconto.