
La moglie di Stefano delle Chiaie: il suo archivio era sparito, ora devono restituirmi quelle carte
“Ho appreso dalla stampa del ritrovamento dell’archivio, misteriosamente scomparso, di mio marito Stefano delle Chiaie; auspico, nella mia qualità di moglie e di unica erede testamentaria di Stefano delle Chiaie, di rientrarne in possesso al più presto”. A parlare è Carola delle Chiaie, vedova del fondatore di Avanguardia nazionale. Carola Delle Chiaie si riferisce alla notizia sul sequestro nei giorni scorsi dell’archivio di delle Chiaie. Sequestro avvenuto nell’ambito di un’indagine della procura di Roma su un gruppo di presunti ‘nuovi avanguardisti’.
Carola Delle Chiaie: l’archivio da quell’appartamento era sparito. Chi ce l’ha riportato?
Per gli inquirenti l’appartamento in cui è stato effettuato il sequestro è la sede dell’associazione culturale “Socialis”, coinvolta nell’inchiesta, ma, in realtà, spiega invece Carola delle Chiaie all’Adnkronos, si tratta di un immobile da anni nella disponibilità sua e del marito, morto a settembre 2019. Un appartamento, peraltro, “con utenze regolarmente allacciate dove Stefano ha svolto gran parte della sua attività politica ed editoriale”.
“Mio marito mi aveva raccomandato di custodire quelle carte”
“L’archivio negli ultimi anni è sempre stato in quell’appartamento – spiega Carola delle Chiaie – Raccogliere quei documenti è costato sacrificio, mio marito ci teneva tantissimo e mi aveva raccomandato di custodirli perché raccontano tutta la sua storia processuale e forse buona parte della storia degli ultimi 50 anni di questo paese. Aveva un valore enorme per noi. Quando è morto, l’archivio lo ha lasciato a me, nominandomi sua erede universale per testamento. Se avessi avuto una casa di 200 metri quadri l’avrei portato via, ma la mia casa è molto piccola e l’ho lasciato lì, in quell’appartamento, regolarmente chiuso a chiave. Poi, quando ci sono tornata, a novembre o dicembre scorso, ho scoperto che l’archivio era sparito. Volevo denunciarne il furto, ma ho tergiversato, sperando lo riportassero. E ora scopro che è rispuntato fuori durante questo sequestro, non so neanche come“.
“L’archivio deve tornare nelle mie mani o di chi ha la mia fiducia”
“La questione – aggiunge – è che fino a due o tre mesi fa quelle carte non c’erano e se le hanno trovate lì vuol dire che ce le hanno riportate. Ho già parlato con l’avvocato, rivendico la proprietà di quei documenti, devono tornare nella mia disponibilità. Se poi tra quelle sequestrate ci sono altre carte nelle quali qualcuno ha fatto ‘programmi’ o altro non mi interessa, quei documenti non li voglio nemmeno vedere. Però l’archivio di mio marito non deve andare in mani che non siano le mie e quelle di chi gode della mia fiducia”.
Rifondare Avanguardia? “Stefano è morto e Avanguardia non c’è più”
Rifondare Avanguardia? “Ci sarebbe da piangere se non fosse ridicolo – aggiunge Carola delle Chiaie – Ognuno è libero di fare le proprie scelte ma con la sua faccia, non con la faccia e il nome degli altri. Avanguardia è stata sciolta ed è sciolta: io sono stata chiara quando è morto mio marito perché non sono solo sua moglie, sono stata una militante e mi ritengo ancora una militante. Ho detto ‘Stefano è morto e Avanguardia non c’è più’, e non c’è nessuno che possa dire altrimenti. Mi avevano chiesto dell’archivio e io ho detto: mi appartiene, ma sarà a disposizione di chiunque vorrà attingervi per scrivere un libro o un articolo, consultare documenti, studiare la storia dell”ambiente’. Questo sembrava andasse bene a tutti. Avevo intenzione di fare un’associazione, una fondazione, qualcosa che racchiudesse il materiale di Stefano e lo mettesse a disposizione di tutti e mi sono attivata per farlo. Poi quei documenti sono spariti. Ora chiedo solo di rientrarne in possesso, com’è nel mio pieno diritto, e appena i documenti mi saranno restituiti procederò”.