Lamorgese ha scoperto che gli immigrati stanno sbarcando in Italia: «Non possiamo tenerceli tutti»
“I dati evidenziano l’assoluta urgenza di un intervento concreto dell’Unione europea che preceda gli esiti del complesso negoziato sul patto sull’immigrazione e l’asilo”. Così a Repubblica la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese sull’aumento record dei flussi migratori provenienti dalla Libia.
“Dobbiamo ripartire dallo spirito di Malta. Da settembre del 2019, ci ha consentito di trasferire in Europa 987 richiedenti asilo, l’89 % degli sbarcati in Italia. Per la loro ricollocazione hanno dato la loro disponibilità alcuni Paesi a noi più vicini. Ad esempio Francia, Germania, Spagna e Portogallo. L’Italia continua a chiedere in tutte le sedi europee un meccanismo operativo di solidarietà. Un meccanismo sostenuto dai Paesi che condividono con noi i principi del rispetto dei diritti umani, in grado di partire dai prossimi mesi”.
Lamorgese denuncia: “Molti Paesi Ue non ci fanno ricollocare i migranti”
“In Europa – prosegue la Lamorgese – è necessario uno sforzo continuo per trovare il giusto punto di equilibrio tra il pilastro della responsabilità e quello della solidarietà nella gestione dei flussi dei migranti. L’autorevolezza di cui gode il presidente del Consiglio in tutte le sedi internazionali agevolerà questo difficile percorso. Molti Stati membri si oppongono ad ogni forma di relocation obbligatoria. In una logica costruttiva, l’Italia ha chiesto la redistribuzione obbligatoria per tutti i migranti sbarcati a seguito di eventi Sar o, quanto meno, per una quota significativa di essi”.
Su questo schema mi sono confrontata positivamente a Parigi con il ministro Darmanin e presto lo farò con il collega tedesco Seehofer. Ma il risultato più importante lo abbiamo ottenuto sabato ad Atene. Il documento che i Paesi del Med5 – Cipro, Grecia, Italia, Malta e Spagna – hanno inviato alla Commissione europea. Contiene due punti fondamentali. E cioè il principio di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità e la necessità di istituire un meccanismo europeo gestito a livello centrale per facilitare i rimpatri su richiesta degli Stati interessati”.
Emergenza sbarchi, le Ong devono rispettare le regole
Con il gruppo Med5 – dice ancora la ministra dell’Interno – abbiamo chiesto alla Commissione di potenziare gli accordi di partenariato con i Paesi di origine e di transito dei flussi. Stiamo facendo il massimo sforzo per far ripartire il meccanismo dei ricollocamenti bloccato anche dalla pandemia. Quanto alle Ong, da quando sono ministro dell’Interno non abbiamo mai interdetto l’ingresso nelle acque territoriali alle navi che avevano effettuato un soccorso in mare. Inoltre, è sceso a 2,5 giorni il tempo medio che intercorre tra la prima richiesta di porto sicuro e l’assegnazione della destinazione. Altro discorso riguarda le caratteristiche e le dotazioni di sicurezza di queste navi che vengono controllate nei porti italiani dalla Guardia costiera e dal ministero dei Trasporti. Non è una questione di feeling ma di rispetto delle regole. È mia intenzione riconvocare al più presto il tavolo con le Ong per una verifica sull’attuazione del ‘Codice di condotta’”.