M5S, i trombati del governo fanno la corsa per accaparrarsi un posto nella “segreteria” di Conte
E rifondazione sia. Ma senza trucco e senza inganno, con tanto di carta bianca a Giuseppe Conte e con l’organismo collegiale di fresco approvato su Rousseau già cancellato come la più inservibile delle anticaglie. Ma non per questo sul M5Sè calata la pace. Tutt’altro. Le tensioni continuano e le sgomitate per farsi eleggere nella cinquina che avrebbe dovuto fungere da leadership collettiva ci sono ancora. Ma orami puntano ai posti nella segreteria che affiancherà il nuovo capo. Fa gola soprattutto ai trombati del nuovo governo, a cominciare da Lucia Azzolina per finire a Stefano Buffagni. Ma spera anche Riccardo Fraccaro, sebbene sia finito in una black list stilata da Giuseppi per non essersi arruolato nel coro del «Conte o morte» quando Matteo Renzi disarcionò il governo.
Conte non vuole organismi collegiali
I problemi, insomma, restano tutti e non basterà certo la sola investitura a condottiero dell’ex-Avvocato del popolo a cambiare il corso delle cose. Lo testimonia la continua eruzione di critiche e recriminazioni sulle chat interne dei parlamentari contro il vertice politico, Vito Crimi, e il capogruppo alla Camera, Crippa. Segno concreto che il passaggio del M5S da movimento di protesta a forza di governo è tutt’altro che compiuta. Chi l’ha capito fino in fondo è solo Beppe Grillo, presentatosi al summit dell’Hotel Forum con un casco da astronauta per (parole sue) «riportare sulla terra gli ultimi grillini rimasti su Marte»). Bella metafora. Peccato che i pentastellati si sentano a casa loro più sul Pianeta Rosso che sulla Terra.
Ma in futuro Di Maio…
Nessuna certezza, quindi, che la loro metamorfosi non subisca ulteriori scosse di assestamento. Tanto più che il ruolo di capo assoluto che il Fondatore sta ritagliando per Conte è destinato fatalmente a farlo entrare in collisione con Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri è stato tra i primi ad invocare il ritorno dell’ex-premier, ma solo perché stava crollando tutto. Non è tuttavia da escludere che una volta puntellata alla meno peggio la casa comune, tenterà di riprenderne il controllo. Del resto, la conquista della normalità presuppone pure la formazioni di correnti interne, con tanto di leadership alternative. Un partito vero, insomma. In tutto uguale a quelli che solo ieri Grillo sfanculava nel tripudio generale.