Mentana boccia il governo Draghi sui giovani: “Se li è dimenticati, come aveva fatto Conte”
E’ un Enrico Mentana a tutto campo quello che fa le pulci alla politica italiana dalle pagine della Verità, in una lunga intervista che apre la settimana. Il popolare giornalista ne ha per tutti, da Grillo a Salvini, dal Pd al governo Draghi: su ognuno un giudizio acuto e sferzante, con il consueto sforzo dell’imparzialità.
Nel mirino il Grillo che vuole controllare l’informazione
Il primo a finire nel mirino di Mentana è Beppe Grillo, reduce dal diktat in stile coreano sui media a cui non concedere nulla o quasi, neanche le interruzioni dei conduttori. Secondo il direttore del tg La7, si tratta di proposte «irricevibili», e chiede che ruolo abbia Grillo, e quale Conte. “Il mio mestiere è quello del giornalista sportivo non tifoso: se la Nazionale gioca bene, occorre raccontarlo, anche con toni patriottici, ma se gioca male bisogna dirlo. Vale per tutti i governi. Però distinguo: i telegiornali hanno certe necessità di racconto, mentre la stampa o ha una sua linea storica o si deve distinguere per battaglie che possono piacere moltissimo a una parte e pochissimo a un’altra. Vale anche per il vostro giornale. I quotidiani sono come partiti a sé stanti, anche se – per fortuna – poi non vanno a elezioni”.
Mentana loda Draghi ma non sulle politiche giovanili
Di Draghi, Mentana dà un buon giudizio, ma non sulle sue prime scelte. “Il curriculum di Mario Draghi non lo ha nessuno. Mi fido di lui soprattutto per la vera partita, quella più importante, del pacchetto Next generation Eu. Non riesco a vedere una figura più adeguata per riuscire a ottenere quei miliardi e saperli gestire per guidare il rilancio del Paese. Molto onestamente: meglio Draghi di tutte le altre alternative, visto che non abbiamo grandi leader del Paese, di nessun partito, che potremmo mettere a confronto”.
Però Mentana esprime pesanti critiche sul modo in cui sono stati affrontati i problemi dei giovani durante la pandemia. “Trovo la Dad potenzialmente devastante, anche se continuo a sperare che i miei figli non ne subiscano le conseguenze. So perché siamo arrivati a questo punto, spero se ne esca il prima possibile. Nessuno sa cosa è giusto fare, in nessun Paese. Sono stato giovane anch’ io, e a differenza degli altri non faccio finta di avere amnesie. Delle nuove generazioni ci si è dimenticati totalmente. Il governo precedente – e quello nuovo per ora non ha dato su questo un segnale di discontinuità- ha di fatto chiuso in casa i giovani, sbarrando pure le porte delle università. Nessuna indicazione, se non state a casa. Nel breve e illusorio periodo tra la prima e la seconda ondata si sono tolti i divieti e, incredibile, i giovani sono andati a incontrarsi tra loro. Che cosa avrebbero dovuto fare? Sono andati in vacanza e nelle discoteche, che però erano aperte e non certo per gli anziani. Si sono fatti errori e si è arrivati a darne la colpa ai giovani. Perché sarebbero irresponsabili?”.
L’ironia sul Pd che si è innamorato di Conte
“Visto dall’esterno, il Pd sembra essere molto in ritardo sull’analisi di quanto può fare. È un partito che resiste per il suo passato, per il suo perdurante insediamento, per la rete capillare di amministratori. C’è un ceto politico che mira, anche, alla propria conservazione. Il Pd si è trasformato così in Pdr: partito della responsabilità… Nei mesi scorsi è andata in scena la trama del musical My fair lady: il Pd avrebbe voluto insegnare l’arte di governo e della democrazia agli apprendisti a 5 stelle, ma è andata a finire che si è innamorato della fioraia Giuseppe Conte. E questo ha provocato uno squilibrio enorme: a trainare la sinistra sembrava fosse l’ex premier, in assenza di leadership e valori”, ironizza Mentana, che lascia intendere come, di questo passo, neanche la transizione con Draghi al governo potrebbe fare bene al Pd.