‘Ndrangheta, condanna definitiva per il regista Ambrogio Crespi. Girò un film su Enzo Tortora
Ha urlato la propria innocenza fino alla fine. E con lui in tanti. A cominciare da Marco Pannella, che ne parlava come di un nuovo Enzo Tortora. Francesco Storace gli offrì una candidatura al Parlamento, gentilmente rifiutata in nome della fiducia nella giustizia. Ma tutto questo non ha salvato il regista Ambrogio Crespi dalla condanna definitiva e quindi dal carcere. Sei anni è la pena inflittagli dalla Cassazione al termine di un calvario giudiziario che ora lo vede soccombere schiacciato da un’accusa infamante: concorso esterno con la ‘ndrangheta. Ne avrebbe chiesto ed ottenuto i voti in favore di Domenico Zambetti, già assessore in Lombardia con Roberto Formigoni.
Crespi ha sempre urlato la propria innocenza
Crespi è il fratello del più famoso Luigi, ex-sondaggista di Silvio Berlusconi. Ed è proprio lui a formulare il primo commento sulla sentenza dei giudici di Piazza Cavour. «Oggi – dice in video – si è compiuto l’atto finale di ingiustizia verso un uomo che si chiama Ambrogio Crespi». Un uomo che difende non da fratello. «Ambrogio – sottolinea – non ha mai conosciuto Zambetti. Non ha mai conosciuto i suoi coimputati. Una persona innocente, con una vita specchiata travolta dalla viltà, dalla ingiustizia e dalla stupidità di un sistema incapace di correggersi». Coinvolto – ricorda ancora Crespi – «solo perché questi signori parlavano di lui a sua insaputa».
Il fratello sondaggista: «La nostra battaglia continua»
Una storia purtroppo simile a tante. Viene in mente il caso-Tortora, che al Crespi regista aveva ispirato il docu-film: “Enzo Tortora, una ferita italiana“. La differenza, purtroppo per lui, è tutta nel finale: il conduttore di Portobello ottenne l’assoluzione. Ma non per questo il fratello Luigi getta la spugna. «Per noi la battaglia per la verità e per la libertà non è finita. Ora chiederemo la revisione del processo». Infine, un monito: «Quello che è accaduto, sappiatelo, sappiatelo, sappiatelo che può accadere a chiunque». Sulla sentenza è intervenuto anche Bobo Craxi. «Non commento la Cassazione – premette -. Ma associare Ambrogio alla criminalità organizzata è un’immagine che non corrisponde alla realtà».