No del Vaticano alle benedizioni delle unioni gay: «Il matrimonio è solo tra un uomo e una donna»

15 Mar 2021 13:56 - di Prisca Righetti
No del Vaticano alle benedizioni delle unioni gay

No del Vaticano alle benedizioni delle unioni gay. In risposta a una prassi che alcuni sacerdoti accreditano in giro per il mondo in nome di principi e valori che prescindendo da dottrina e pratica hanno fatto propria, torna il “responsum” della Congregazione per la Dottrina della Fede. Una replica chiara e netta con cui il Vaticano dice no alla benedizione delle unioni omosessuali. Anche se si tratta di relazioni stabili. Al di là di ogni ragionevole dubbio, e rispedendo al mittente qualunque dubbio su presunti intenti discriminatori, il documento dell’ex Sant’Uffizio ha ricevuto anche l’ok del Papa. E conferma: il matrimonio è solo l’unione indissolubile tra un uomo e una donna.

No del Vaticano alle benedizioni delle unioni gay. Anche si tratta di relazioni anche stabili

La Chiesa, dunque, ribadisce il no alla benedizione delle unioni omosessuali. Anche se si tratta di relazioni stabili. Perché il matrimonio è solo l’unione indissolubile tra un uomo e una donna. Lo spiega la Congregazione per la Dottrina della Fede, con la risposta a un “dubium” presentato. Il documento, riferisce l’Adnkronos illustrandone i contorni, sancisce quindi che non è lecito che i sacerdoti benedicano le coppie omosessuali che chiedono un riconoscimento religioso della loro unione. Il Papa «ha dato il suo assenso» alla pubblicazione della risposta. E della nota esplicativa che l’accompagna che sia il Prefetto, il cardinale Luis Ladaria. Sia il Segretario, l’arcivescovo Giacomo Morandi, hanno firmato. A ulteriore chiarimento, poi, la Congregazione per la Dottrina della Fede precisa tuttavia che il no alle unioni gay non esclude «di impartire benedizioni a singole persone con inclinazioni omosessuali. Le quali manifestino la volontà di vivere in fedeltà ai disegni rivelati da Dio».

No del Vaticano alle benedizioni delle unioni gay: l’accoglienza con cammini di crescita nella fede

Così, come anticipato anche in apertura, con questo documento la Congregazione per la dottrina della Fede mette fine ad una prassi che alcuni sacerdoti nel mondo da tempo hanno fatto propria. Il documento, spiega l’ex Sant’Uffizio, si inserisce nel quadro «della sincera volontà di accoglienza e di accompagnamento delle persone omosessuali. Alle quali si propongono cammini di crescita nella fede». Secondo quanto stabilito anche dall’esortazione Amoris laetitia. Che parla degli «aiuti necessari» offerti alle persone omosessuali «per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita». Non solo. Tanto che, aggiunge e spiega la Congregazione guidata da Ladaria, non è solo il caso delle coppie omosessuali. «Quasi che il problema siano soltanto tali unioni… Bensì qualsiasi unione che comporti un esercizio della sessualità fuori del matrimonio. La qual cosa è illecita dal punto di vista morale, secondo quanto insegna l’ininterrotto magistero ecclesiale».

Il Vaticano ribadisce: «La benedizione è in funzione dei disegni di Dio iscritti nella creazione»

Pertanto, il no alle unioni gay, osserva il documento, non implica un giudizio sulle singole persone coinvolte. Che devono essere accolte «con rispetto. Compassione e delicatezza. Evitando ogni marchio di ingiusta discriminazione». Ma le motivazioni alla base del no riguardano la verità e il valore delle benedizioni, che sono dei “sacramentali”. Azioni liturgiche della Chiesa che, in quanto tali, richiedono che ciò che viene benedetto sia «oggettivamente ordinato a ricevere ed esprimere la grazia, in funzione dei disegni di Dio iscritti nella creazione». Perciò, le relazioni anche stabili. Ma «che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio» – cioè fuori «dall’unione indissolubile di un uomo e di una donna», aperta alla trasmissione della vita – non rispondono a quei «disegni di Dio». Pur essendo presenti in tali relazioni “elementi positivi”».

«Il matrimonio è solo l’unione indissolubile tra un uomo e una donna»

Per questi motivi, come si diceva poco sopra, la considerazione, si legge nel documento, non riguarda soltanto le coppie omosessuali, ma «tutte le unioni che comportano un esercizio della sessualità fuori dal matrimonio». E dunque, sulla scia di quanto appena detto e argomentato, il motivo per il no è rappresentato anche dal rischio di assimilare erroneamente la benedizione delle unioni tra persone dello stesso sesso al sacramento del matrimonio. Che, ribadisce il Vaticano, è solo l’unione indissolubile tra un uomo e una donna.

Il no del Vaticano alle unioni gay non va letto come «un’ingiusta discriminazione»

La Santa Sede, insomma, tiene a chiarire che la posizione assunta e ribadita anche da questo nuovo documento non venga letta come «un’ingiusta discriminazione» per le persone omosessuali. Il senso, dicono dal Vaticano, punta a «richiamare la verità del rito liturgico. E di quanto corrisponde profondamente all’essenza dei sacramentali, così come la Chiesa li intende». L’ex Sant’Uffizio ricorda, e la Repubblica tra gli altri sottolinea questo passaggio, che «la comunità cristiana e i pastori sono chiamati ad accogliere con rispetto e delicatezza le persone con inclinazione omosessuale». E dunque «sapranno trovare le modalità più adeguate. Coerenti con l’insegnamento ecclesiale, per annunciare il Vangelo nella sua pienezza. Queste, nello stesso tempo, riconoscano la sincera vicinanza della Chiesa – che prega per loro, li accompagna, condivide il loro cammino di fede cristiana – e ne accolgano con sincera disponibilità gli insegnamenti».

 

 

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