Pd, la maledizione del segretario colpisce ancora: Zingaretti è l’ultimo. Ecco tutti i dimissionari dem
Pd, la maledizione del segretario colpisce ancora: Zingaretti dimissionario è solo l’ultimo. Da Veltroni a Renzi, passando per Bersani, infatti, l’album di famiglia dem, è ricco di illustri precedenti. Ma tant’è. E per Zingaretti il dado è tratto. Niente dietrofront, dichiara e ribadisce ancora nelle ultime ore il presidente di Regione. Sono un «passo di lato» ma, sottolinea l’ex segretario Pd, «non scompaio». Il numero uno del Nazareno ha inviato formalmente oggi pomeriggio la lettera di dimissioni da segretario nazionale del Partito Democratico alla Presidente del partito Valentina Cuppi cui, da oggi, spetterà la gestione ordinaria del Partito fino all’Assemblea nazionale del 13 e 14 marzo.
Zingaretti dimissionario: la lettera ufficiale è sul tavolo della Cuppi
«Ho ricevuto da pochi minuti la lettera di dimissioni del segretario Nicola Zingaretti. Questa è stata una decisione assolutamente sofferta ma di grande generosità e responsabilità verso il Paese – ha commentato la Cuppi – perché Nicola, ancora una volta, ha scelto di lavorare per la propria comunità. E fare un gesto che richiamasse alla responsabilità tutto il Pd, ha detto quindi la presidente dell’assemblea nazionale del partito. Così, tra sostenitori e detrattori, il capitolo sembra chiuso. Tutto è rinviato al 13 e 14 marzo, dove secondo alcuni retroscenisti, se le sorti dell’ex segretario potrebbero essere rimesse in discussione. Anche se, da parte sua, Zingaretti nega questa eventualità, asserendo con fermezza: «Un mio ripensamento non c’è e non ci sarà». Congedandosi poi con un laconico: «Ora ci sarà assemblea e qualunque scelta si farà la rispetterò. È indubbio che si era maturata l’idea che il problema potessi essere io. Ora l’ho tolto a tutti»…
Zingaretti dimissionario, l’ultimo di un lungo elenco
Stando così le cose, dunque, anche Nicola Zingaretti si avvia sul viale del tramonto: quello ombreggiato non da palme hollywoodiane, ma da ulivi di veltroniana memoria. Un percorso, quello delle dimissioni dalla segreteria del partito, già battuto da illustri precedenti. A partire proprio da Walter Veltroni, il primo a inaugurare la lunga scia di addii precoci nel 2009. Le dimissioni dell’ex sindaco di Roma arrivarono dopo la sconfitta alle regionali in Sardegna. E con un atto di accusa durissimo nei confronti delle correnti. Da allora si è capito che quello di segretario del Pd è un mestiere difficile, che non sempre contempla l’esaurimento del mandato. Anzi… Tanto che, nel corso della storia del partito, la “sorte” del primo leader è toccata anche a tutti gli altri. Tutti dimissionari fino a Nicola Zingaretti.
Da Veltroni a Renzi, passando per Bersani
Tornando indietro nel tempo, allora, ha lasciato anzitempo l’ufficio del Nazareno anche Pier Luigi Bersani Esattamente nel 2013: dopo il drammatico epilogo della scelta del candidato per il Quirinale. L’assemblea del Quirinetta. I 101 e la bocciatura di Romano Prodi e Franco Marini. Un venerdì nero, per l’allora numero uno del partito, che nel suo discorso all’assemblea dei grandi elettori, annunciando le sue dimissioni da segretario del Partito Democratico, non lesinò accuse e recriminazioni. «Abbiamo prodotto una vicenda di una gravità assoluta – tuonò allora Bersani –. Sono saltati meccanismi di responsabilità e solidarietà. Una giornata drammaticamente peggiore di ieri. Fra di noi uno su quattro ha tradito».
Il record del doppio addio di Matteo Renzi
E non che sia andata meglio a Renzi. Anzi, nella drammaticità della resa, l’ex rottamatore vanta addirittura il record della doppia dimissione: due volte segretario e due volte dimissionario. Una sorte beffarda, quella in cui è incappato il leader di Italia Viva, che ha abdicato la prima volta nel 2017. Anche lui, in quella circostanza, sulla scia delle polemiche con l’allora minoranza impegnata in una fronda accanita. Poi nel 2018, in seguito alla tsunami provocato dal referendum istituzionale, che travolse anche il suo governo.
Ecco chi si è salvato dalla “maledizione” delle dimissioni
Oggi, tocca a Zingaretti: anche lui nel solco dei dimissionari dem. Ultimo di un elenco a cui si sono sottratti, portando a termine il mandato ricevuto, solo i segretari dem eletti in Assemblea dopo gli addii dei vincitori delle primarie. Ossia: Dario Franceschini, che raccolse il testimone da Veltroni. Guglielmo Epifani, che fece staffetta con Bersani. Maurizio Martina, che gestì il post Renzi.